“Non temere, soltanto abbi fede!”. Gesù, di fronte alla notizia che raggiunge Giairo (“Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il maestro?”), non interrompe il suo cammino verso la casa di Giairo, anzi invita quel padre affranto a non temere, a continuare ad aver fede.
Gesù continua quel cammino perché ha fiducia in Dio, suo Padre (lo dirà davanti al sepolcro di Lazzaro: «Padre ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto…», Gv 11,41-42).
Chissà cosa avrà pensato questo babbo udendo l’invito di Gesù a non lasciare spazio alla paura e a continuare ad aver fiducia in Lui. Giairo era andato da Gesù perché fiducioso nella sue capacità di guaritore («la mia figlioletta sta morendo; vieni a imporle le mani perché sia salvata e viva»).
Ora né la sua fiducia in Gesù né la capacità terapeutica di Gesù sembrano in grado di risolvere una situazione irrimediabilmente compromessa dalla morte della fanciulla.
In questa situazione, che sembra precludere ogni via d’uscita e alimentare solo angoscia, disperazione, Gesù chiede di conservare la fede, di tenere aperta la relazione con lui.
A Giairo è chiesto di credere, non sulla base di una qualche promessa che anticipi positivamente un futuro ormai compromesso, per la ragazza e per la sua famiglia, ma unicamente sulla parola di Gesù.
Inoltre la fiducia, che ha portato Giairo da Gesù è costretta dalle circostanze a precisarsi non più come fiducia in Gesù guaritore, ma come affidamento a Gesù vincitore della morte, anche se questa precisazione non potrà essere conosciuta in anticipo da Giairo, ma solo accogliendo l’invito di Gesù a continuare a credere in Lui.
Oggi l’invito di Gesù a non lasciarci vincere dal timore (che può avere tanti nomi: lo smarrimento, il turbamento, lo scoraggiamento e il risentimento per la morte scioccante di Andrea, Giuseppe, Diego, Ferdinando e delle altre sette persone) e a mantenere intatta la fiducia in Lui, è rivolto a noi, anzitutto ai familiari di Andrea, di Giuseppe, di Ferdinando e di Diego.
Gesù ci invita ad aver fiducia in Lui, a quell’affidamento che lo riconosce non più solo/tanto come “Maestro” di vita (di presunti maestri di vita ce ne sono tanti in circolazione), ma come “Salvatore” della nostra vita (di reali salvatori della nostra vita non se ne vedono in circolazione).
Perché continuare ad aver fiducia in Gesù?
Perché Gesù si è fidato di Dio suo Padre, anche quando la morte che gli altri volevano infliggergli lo aveva turbato, angosciato e non è rimasto deluso.
Perché Gesù ha promesso ai suoi amici che avrebbe preparato per loro un posto, vicino a Lui, dove sta Lui, accanto a Dio, suo Padre.
Perché Gesù ha manifestato con decisione al Padre il suo desiderio: che nessuno dei suoi amici andasse perduto, ma tutti potessero sperimentare la fortuna e la bellezza di sentirsi amati dal suo Padre, come Lui era amato.
Gesù mantiene la sua promessa. La morte ci ha rapito Andrea, Giuseppe, Diego e Ferdinando, Gesù però non li abbandona nelle mani della morte, ma glieli strappa di mano, perché li vuole con sé, in quel “posto” che da sempre è preparato per loro, perché in anticipo su tutti noi, possano “vedere” il volto di Dio, che è il volto del Padre di Gesù, che non vuole perdere nessuno dei suoi figli e perché Andrea, Giuseppe, Diego e Ferdinando, in anticipo su tutti noi, siano pienamente e per sempre felici, perché godono del compimento del desiderio di vita che abita il cuore di tutte le persone.
Permettete un’ultima parola. Si tratta della parola dell’intenso dolore di chi ha perso persone care, del dolore e dello smarrimento di chi ha trovato la propria casa spogliata di quei beni e dei ricordi che la rendevano bella e sicura ai loro occhi, del dolore di chi ha visto la propria attività economica irrimediabilmente devastata, tanto da temere di non poterla più riavviare.
In questi giorni il dolore di queste persone sta ricevendo conforto dalla generosa e infaticabile azione di tantisimi volontari, , provenienti da diverse parti d’Italia e da diverse organizzazioni, in gran parte giovani che anche in questa circostanza non hanno perso tempo nel rendersi disponibili.
Il dolore di queste persone sollecita tutti a una solidarietà, a una vicinanza che proseguano nel tempo; avanza inoltre con forza una precisa richiesta agli amministratori, a ogni livello, del territorio: che finalmente intraprendano con determinazione un’incisiva e tempestiva azione di messa in sicurezza del territorio. Perché non accada un’altra volta che l’acqua, bene prezioso e insostituibile per la nostra vita, porti morte e devastazione nelle nostre case e spenga le nostre speranze.