Mai come quest’anno gli auguri di “un buon Natale” sono impegnativi. Per tante ragioni. La prima perché anche a Natale non possiamo far finta che non sia successo nulla nei giorni scorsi nel nostro territorio, ricorrendo, magari, alla consueta battuta: «almeno a Natale lasciamo perdere quanto ci rattrista».

La seconda ragione perché noi di questi auguri abbiamo bisogno. Nella nostra vita sentiamo l’esigenza di scambiarci gli auguri, perché negli auguri riconosciamo quanto ci serve per aver garantita un’esistenza serena: la salute, le buone relazioni, la sicurezza economica…

C’è anche una terza ragione: la morte di figli giovanissimi, di una giovane mamma, di amici cari, di questi giorni, tra i tanti interrogativi che ci pone, uno in modo particolare ci interpella, probabilmente il più decisivo e impegnativo: si può, dopo quello che è successo, non considerare compromesso il desiderio di una esistenza apprezzabile ai nostri occhi e promettente per i nostri figli, per i nostri amici, senza cedere alla tentazione di citare, da persone rassegnate, la giustificazione di rito: “la vita continua”?

Se desideriamo trovare una risposta all’interrogativo, penso sia necessario trovare il tempo di spostare il nostro sguardo da ciò che in questi giorni lo cattura immediatamente: i segni della festa, che proprio a Natale sono particolarmente vivaci e invadenti, per fissare lo sguardo, non solo degli occhi, ma anche e soprattutto del cuore, su chi è il festeggiato, la cui nascita rappresenta la ragione della nostra festa e degli auguri che ci scambiamo. Ora il festeggiato è un bambino, di nome Gesù, un bambino che quando è nato è stato “avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia”, che, come è stato detto ai pastori, scossi e turbati, come lo siano noi in questi giorni, “è nato per noi”.

Anche Gesù, come ogni bambino che viene al mondo, nasce per qualcuno. Anche la nascita di Gesù, come la nascita di ogni bambino, porta “una grande gioia”. Anche a Gesù, come a ogni bambino che viene al mondo, è affidato l’impegnativo compito di diradare le tenebre che offuscano la vita, di aiutarci a non cedere alla paura, allo sconforto, di alimentare la speranza che la nostra esistenza non scorra invano, di prendere le distanze da ogni empietà e di vivere onorando la giustizia.

Anche Gesù, però, come ogni bambino va accolto con fiducia, va messo nelle condizioni di compiere quanto ci attendiamo da lui, di portare una luce nuova alla nostra vita, di riscattarla dal male che la affligge e la mortifica, di autorizzare una letizia del cuore che non ci abbandoni quando la vita non gira per il verso giusto, di insegnarci ad apprezzare e praticare la giustizia, di renderci liberi dall’affanno dell’avere.

Si tratta di continuare a tenere fisso lo sguardo su questo bambino, perché quando i segni della festa saranno rimossi e riprenderemo il corso feriale della vita, tutto non ritorni come prima, come se non avessimo fatto festa.

L’augurio che rivolgo a tutti, soprattutto alle persone che la vita non consente di fare festa in questi giorni, è che Gesù, questo “bambino che ci è nato”, questo figlio che “ci è stato dato”, lo possiamo riconoscere come il dono grande da parte di Dio Padre; che anche noi, pastori impegnati a governare la nostra esistenza, spesso in affanno, ci lasciamo raggiungere da questa bella notizia e che ogni giorno, nelle occupazioni della vita, “andiamo a vedere” questo Figlio di Dio che è diventato un figlio degli uomini, perché tutti i figli degli uomini non camminino più nelle tenebre di un’esistenza ferita dal male, non restino più turbati e scossi da quanto accade nella vita, ma vi ritrovino la presenza pacificante del Figlio di Dio che cammina con loro.

 

 

Nella foto:
Anonimo plasticatore marchigiano
Natività
Maiolica, h 68 cm, fine del XV sec. / inizio del XVI sec. (entro il 1508)
Museo civico parrocchiale Maria Crocifisso Satellico di Ostra Vetere (AN)
già Chiesa del Santissimo Crocifisso

Lungo la cornice esterna della maiolica è tracciato il messaggio evangelico: “DIXIT ANGELUS AD PASTORES NUNCIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM Q[UIA NA]TUS EST VOBIS ODIE SALVATOR MONDI” (Disse l’angelo ai pastori: vi annunzio una grande gioia perché oggi vi è nato il salvatore del mondo; Luca, Vangelo II, 8-20).

Bibliografia, C. Paolinelli (a cura di), Lacrime di smalto. Plastiche maiolicate tra Marche e Romagna nell’età del Rinascimento, Catalogo della mostra 12 aprile – 31 agosto 2014 Rocca Roveresca Senigallia, Ostra Vetere, 2014, pp. 88-89