I domenica di Quaresima (21 febbraio 2021)

La richiesta nella preghiera iniziale della Colletta al “Dio paziente e misericordioso” («disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola») e quella nella preghiera conclusiva dopo la comunione («insegnaci ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero, e anche a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca». Fa pensare la richiesta di “insegnarci ad aver fame”. La fame non s’insegna, perché la si patisce; s’insegna però a scegliere il cibo che realmente sazia la fame. Nella richiesta il cibo che sazia la nostra fame di vita è Gesù, “pane vivo e vero”, la sua parola) riconoscono la parola di Dio quale “luce e guida” verso la vera conversione.

In questo “tempo di grazia”, che è la Quaresima e che il “Dio paziente e misericordioso” ci offre ogni anno, siamo sollecitati a un’autentica conversione. Sappiamo che l’impegno per  la conversione non è riducibile al solo tempo della Quaresima, perché occupa l’intero tempo della nostra esistenza. Questo perché la conversione è la richiesta che Gesù avanza da subito quando in Galilea proclama che: «il tempo (quello degli uomini, che resta un tempo “incompiuto”, teso tra i nostri desideri e le loro insoddisfacenti realizzazioni) è compiuto e il regno di Dio (la signoria regale di Dio che sconfigge il male che avvilisce l’esistenza degli uomini) è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15).

Gesù chiede agli uomini, a ciascuno di noi, di “convertirsi e di credere (dare credito, fidarsi) al vangelo (la “bella/buona notizia”) che lui annuncia e rende operativo.

La richiesta di Gesù – “convertitevi e credete” – non contempla due operazioni in successione, prima convertitevi (cambiate il vostro modo di pensare, i vostri criteri di valutazione, i vostri stili di vita…) e poi credete, ma indica un’unica risposta: dare credito alla “buona/bella notizia” che Gesù porta e che lui stesso è, tanto da riconsiderare, a partire dalla presenza di Dio, il nostro modo di pensare, i nostri criteri da valutazione i nostri stili e le scelte di vita e cambiarli là dove sono in dissonanza con la sua parola, con il suo modo di pensare, di valutare le persone, le cose, ciò che è bene, è buono e ciò che bene e buono non è.

Le letture che precedono la proclamazione del vangelo parlano del Dio “paziente e misericordioso”, raccontano la sua azione a favore degli uomini, la “buona notizia” annunciata da Gesù.

Il testo della Genesi (9,8-15) riporta la promessa di Dio a Noè e ai suoi figli dopo la devastante vicenda del diluvio che aveva sconvolto l’intera creazione: «Ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi… non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».

L’apostolo Pietro nella sua prima lettera (3,18-22) parla di Gesù Cristo “morto una volta per sempre per i peccati (le azioni degli uomini peccatori che consegnano la loro esistenza e la creazione alla devastazione del male), giusto per gli ingiusti (da innocente quindi), per ricondurci a Dio (per ridare vita a quell’alleanza originaria con Dio, per la quale Dio stesso si era impegnato nella promessa a Noè dopo il diluvio).

Dopo la sua morte Gesù non va ad aggiungersi all’interminabile schiera dei defunti, perché, Dio “le rende vivo nello spirito” (la strappa dalle mani della morte), lo “colloca alla sua destra” e gli offre “la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze”. Grazie all’intervento di Dio Gesù, scrive l’apostolo Pietro, può “portare l’annuncio (della sua vittoria sulla morte) anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè” e può, nel Battesimo, “salvare anche noi”.

Alla luce dei testi della parola di Dio proclamata nell’Eucaristia, il nostro impegno per un’autentica conversione dice anzitutto il credito che noi diamo al vangelo di Gesù, la disponibilità offerta al “Dio paziente e misericordioso” che desidera onorare la sua alleanza anche con noi.

Papa Francesco, nel suo Messaggio, parla della Quaresima come di «un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di “prendere dimora” presso di noi (cfr Gv 14,23)». Indica anche come accogliere Dio: «lasciarsi raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa».

Potrebbe essere questo l’impegno che attiviamo nel “tempo di grazia” della Quaresima, che anche quest’anno Dio ci offre: prestare maggiore ascolto alla parola di Dio, che è proclamata nell’Eucaristia domenicale, che accostiamo nel Libro delle Scritture Sante, un ascolto che consente al Signore di “nutrirci” di un pane vero, che “sazia la nostra fame” e che è “luce e guida” verso un’autentica conversione del cuore e della vita.