Nella preghiera della Colletta, prima di rivolgergli la nostra richiesta riconosciamo che il “Dio di eterna misericordia ogni anno nella festa di Pasqua ravviva la fede del suo popolo santo”. Dalla preghiera deduciamo che la destinazione della celebrazione annuale della Pasqua di Gesù è la nostra fede, la ripresa della nostra fede. Senza la fede non abbiamo accesso alla risurrezione di Gesù e, grazia a lui (“nel suo nome” segnala l’evangelista Giovanni), alla vita.
A ricordarci questo sono proprio le parole di Gesù, riportate dal vangelo appena proclamato (Gv 20,19-31). Gesù risorto, dopo aver assecondato le condizioni poste da Tommaso per credere agli altri discepoli che gli avevano comunicato di “aver visto il Signore” (“se non vedo nella sua mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”), invitandolo a toccare il suo corpo (“Metti qui il tuo dito e guarda la mie mani, tendi la tua mano e mettila nel mio fianco”), chiarendo che lo aveva riconosciuto come “suo Signore e suo Dio”, perché lo “aveva veduto”, fa riferimento a quelli che lo avrebbero riconosciuto risorto senza veduto (“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”). Tra quelle persone elogiate, apprezzate (le considera “beate”, fortunate) ci siamo anche noi, che abbiamo celebrate anche quest’anno la Pasqua e che ogni domenica celebriamo l’Eucaristia , la memoria della Pasqua di Gesù, senza che lo “vediamo” risorto.
Sempre nel vangelo di Giovanni ci viene ricordato che a fare da garante della nostra fede in Gesù risorto è la testimonianza degli stessi discepoli che lo hanno riconosciuto risorto (“Abbiamo visto il Signore!”) e che sono stati spettatori dei molti segni compiuti da lui, che solo in parte sono registrati dal libro (il vangelo) che noi abbiamo la possibilità di consultare , scritto per propiziare la nostra fede che riconosce Gesù come “il Cristo, il Figlio e che ci consente di accedere alla vita (“Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”).
Noi siamo in grado di riconoscere che Gesù, messo a morte in croce, è risorto e che con a lui (“nel suo nome”) abbiamo accesso alla vita, grazie alla testimonianza dei primi discepoli.
Questa è la grazia che abbiamo ricevuto da “Dio di eterna misericordia” e che viene ravvivata da lui ogni anno nella celebrazione della Pasqua di Gesù, suo Figlio, una grazia che abbiamo chiesto a Dio di accrescere in noi e di fare in modo che rigeneri la nostra libertà e consegni la nostra vita a una speranza grande, più grande del male e della morte che ancora incombono su di noi.