II domenica dopo Natale (3 gennaio 2021)

La preghiera della Colletta ci guida a scoprire e comprendere l’azione di Dio nel tempo degli uomini, un tempo scandito da un passato, un presente e un futuro. Quella di Dio a favore degli uomini è un’azione caratterizzata dal riferimento a Gesù, il Figlio, un’azione che ha origine in un passato non databile (nella preghiera si fa riferimento a “prima della creazione del mondo”), che rivela l’interesse che Lui ha per noi umani (“nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo”), che prosegue nel tempo (ancora la Colletta: “in lui (il suo unico Figlio), sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda”), fino a ipotecare il nostro futuro (nella preghiera si parla di “una gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno”).

L’apostolo Paolo, nella seconda lettura della Messa (Ef 1,3-6.15-18), chiarisce molto bene l’intenzione di Dio nel compiere quella scelta, “prima della creazione del mondo”, perché «Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo»: »per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» e più avanti «predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo».

Dalle parole dell’Apostolo risulta che la scelta di Dio e la sua conseguente azione hanno come scopo quello di relazionarsi agli uomini come a dei figli, come Lui si relaziona da sempre con il Figlio Amato, Gesù. Perché questo “disegno d’amore della sua volontà” si realizzasse, Dio “ha posto la sua tenda in mezzo a noi”).

Giovanni nel prologo del suo vangelo (Gv 1,1-18) spiega che la tenda di Dio in mezzo a noi è il Figlio, il Verbo di Dio, Gesù («E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi») e che il suo desiderio di amarci come figli si compie in coloro che accolgono suo Figlio («A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio; a quelli che credono nel suo nome»).

Nella preghiera della Colletta si fa riferimento anche al tempo, presente e futuro, degli uomini, con una richiesta: “illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende come figli ed eredi del tuo regno”.

La richiesta di un supplemento di luce, d’intelligenza (“illuminaci con il tuo Spirito”) recepisce le preghiere di Paolo per la comunità di Efeso: «16continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, 17affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; 18illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi». L’Apostolo sa bene e anche noi con lui sappiamo che “il disegno d’amore della volontà di Dio” ci supera, va ben oltre la nostra capacità di comprenderlo e apprezzarlo; sa anche, come noi sappiamo, che siamo esposti alla tentazione di valutarlo secondo una nostra misura, solo per quello che corrisponde alla misura della nostra intelligenza e del nostro desiderio.

Essere messi nelle condizioni di apprezzare in tutta la sua ricchezza il disegno d’amore che Dio intende realizzare a nostro favore, ipoteca il nostro futuro, perché ci consente di attenderlo non più con la paura di chi teme una sventura, ma nella serenità di chi ha scoperto che per Dio noi “siamo figli ed eredi del regno (il suo amore)”. Non solo attenderlo con serenità, ma anche “pregustarlo” nella gioia di chi conosce ed apprezza la destinazione della propria esistenza e della storia umana.

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