Incontro famiglie della Diocesi a Corinaldo, presso la Casa Natale di S.Maria Goretti (Sabato 2 luglio 2016)

Dalla preghiera iniziale veniamo a sapere che con il battesimo, il Signore “ci chiama a essere pienamente disponibili all’annuncio del suo regno”. È un richiamo salutare perché presso tanti cristiani, forse anche in noi, resiste ancora l’opinione che l’annuncio del Vangelo è compito solo di qualcuno, dei preti e dei religiosi e di qualche laico particolarmente generoso e libero dagli impegni della vita.

Che non sia compito solo dei preti, dei religiosi e di qualche laico, ma di tutti i discepoli di Gesù, lo deduciamo dalle ultime parole con cui Gesù si congeda dai suoi amici, con le quali, prima di assicurare la sua vicinanza (“io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”), li impegna ad “andare in tutto il mondo e a proclamare il Vangelo a ogni creatura”. Quelle parole sono stare recepite dalla nostra preghiera iniziale, dove chiediamo al Signore “il coraggio e la libertà evangelica, perché rendiamo presenti in ogni ambiente di vita la sua parola di amore e di pace (= il Regno di Dio)”.

Il Vangelo da proclamare è la stessa “buona notizia” che Gesù ha portato nella terra di Palestina, la “buona notizia” della vicinanza del Regno di Dio. Nel linguaggio di Gesù il “Regno di Dio” non faceva riferimento a un luogo, ma a una presenza, quella della “Signoria regale di Dio” e interpretava questa Signoria regale non in termini di oppressione, ma in termini di promozione, di liberazione, della vita degli uomini dall’aggressione del male, in tutte le sue forme.

Con quel mandato Gesù invitava i suoi amici, quelli allora presenti e quelli che “grazie alla loro testimonianza” avrebbero creduto in Lui, a continuare la sua opera, “in tutto il mondo” e verso “ogni creatura”.

La parola di Dio di questa domenica ci parla, nel testo di Isaia (66,10-14) e nel vangelo di Luca (10,1-12. 17-20), proprio del Regno di Dio da annunciare nelle case degli uomini, nei loro ambienti di vita.

Il profeta Isaia invita chi si trova in situazioni di lutto, di sofferenza, a “rallegrarsi”, ad “esultare”, a “sfavillare di gioia” con Gerusalemme, perché il Signore interverrà a suo a favore. Come succede spesso nei testi profetici l’intervento del Signore è illustrato con immagini, prese dalla vita comune, immagini particolarmente evocative per il loro forte impatto con la vita normale, con le relazioni più significative e decisive pere la nostra vita. Nel nostro testo l’azione del Signore è illustrata con l’immagine della madre che si prende cura con grande tenerezza del proprio bambino: lo nutre generosamente, lo tiene in braccio e lo coccola sulle ginocchia. L’azione del Signore dà i suoi buoni frutti, perché si torna a vivere: “il vostro cuore gioirà, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba”.

Il vangelo parla dell’incarico dato da Gesù a 72 discepoli di precederlo “in ogni città e luogo dove stava per recarsi”, con la “buona notizia” che il “regno di Dio è vicino”. Si tratta dello stesso annuncio che Lui ha dato all’inizio del suo ministero. E come Gesù, la “buona notizia” la devono confermare con un’azione che riporta speranza nella vita delle persone colpite dall’aggressione del male (“guarite i malati”). La loro missione li vede in una condizione di debolezza (“vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”), né beneficia di tanti mezzi (“non portate borsa, né sacca, né sandali”), corre inoltre il rischio del rifiuto, situazione questa che non deve scoraggiare l’annuncio (“sappiate però che il regno di Dio è vicino a voi”). Dal racconto dei discepoli, al ritorno, la missione ha successo, perché l’autore del male – Satana – viene sconfitto.

A noi oggi è affidato il compito di continuare l’opera di Gesù e di quei 72 discepoli: “rendere presente in ogni ambiente di vita la parola di Gesù, parola di amore e di pace”.

Il luogo dove ci troviamo (la casa natale di S. Maria Goretti), la ragione del nostro raduno (un momento di festa tra le famiglie della nostra chiesa diocesana), ci ricordano come la famiglia, le nostre case, ambiente privilegiato, insostituibile della nostra vita, rappresentano il primo luogo dove ci è dato sperimentare la “parola di amore e di pace” che è il vangelo di Gesù, che consente agli sposi di onorare nel tempo e in ogni situazione la loro promessa di un amore fedele, ai genitori di prendersi cura generosamente dei figli, a tutti di accogliersi con fiducia.

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