Nella preghiera della Colletta abbiamo riconosciuto, anzitutto, che la compassione di Gesù verso la folla che lo aveva inseguito a piedi, non rivela solo il buon cuore del Figlio di Dio, ma anche “la bontà paterna” di Dio stesso: Dio, al pari di ogni padre (di ogni genitore), non resta indifferente alla situazione di bisogno dei suoi figli.
Abbiamo poi rivolto al Padre due richieste. La prima che il pane (possiamo considerare il pane come simbolo dei beni che garantiscono una vita serena) sia da noi condiviso, non sia utilizzato solo per la cura della nostra vita. La seconda, che la partecipazione all’Eucaristia (“la comunione ai tuoi santi misteri”) ci apre (ci educhi, ci renda sempre più disponibili) al dialogo e al servizio verso chiunque si trova in una situazione di necessità, di bisogno.
Il senso della richiesta: l’incontro con Gesù che ogni domenica abbiamo con Gesù risorto nell’Eucaristia, ci renda capaci della stessa compassione che ha spinto Gesù a provvedere alla fame della folla.
Il pane che sfama la ”grande folla” è un pane che passa di mano: dalle mani dei discepoli a quelle di Gesù e nuovamente a quelle dei discepoli.
Nelle mani dei discepoli il pane non basta: la folla è troppo numerosa per la modestissima disponibilità dei discepoli (“non abbiamo che cinque pani e due pesci”). Nelle mani di Gesù i cinque pani non solo saziano la fame della “grande folla”, ma avanzano anche (“portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati”).
Gesù riconsegna i cinque pani spezzati ai discepoli perché diano seguito alla sua disposizione iniziale: “date loro voi stessi da mangiare”. Grazie a questa consegna i discepoli sono in grado di dare da mangiare alla “grande folla”.
I discepoli sono consapevoli della loro inadeguatezza a sfamare la gente, data la pochezza delle risorse di cui dispongono; tuttavia accettano di consegnare il poco che hanno nelle mani di Gesù. In questa consegna c’è tutta la loro fiducia nel Signore; questa consegna consente a Gesù di disporre del pane di cui la gente ha bisogno e ai discepoli di dare da mangiare.
Gesù, informato dai discepoli della impossibilità di sfamare la folla, accetta il poco che hanno (“portatemeli qua”) e li coinvolge nel dare da mangiare alla gente.
Il pane che Gesù offre “eccede” la fame della gente, è un dono che risponde al bisogno, ma non si lascia esaurire dal bisogno; è un pane che ha bisogno di mani che lo distribuiscano.
Stiamo celebrando l’Eucaristia nella quale le comunità del Filetto, di S. Angelo e del Vallone accolgono il loro nuovo pastore, don Stefano Basili.
Dall’episodio evangelico viene un duplice invito.
Il destinatario del primo invito sei tu don Stefano: guarda a Gesù e impara da Lui a come stare di fronte alla gente. L’evangelista Matteo segnala che Gesù “sentì compassione” per le persone che aveva di fronte.
La “compassione” dice il modo con cui Gesù si pone di fronte alla gente. Un modo che qualifica il suo sguardo, non semplicemente come un osservare, ma come un guardare che si rende conto, che si lascia coinvolgere dall’altro, dalla sua situazione. Una compassione che lo spinge ad agire a favore delle persone e che qualifica la sua azione come azione liberante, capace di restituire salute, vita, speranza.
Agisci anche tu così: non essere un pastore distratto, ma attento come è attento chi ha cuore le persone; consenti a Gesù di dare alle persone di queste comunità il pane del suo amore, della sua parola che sazia la loro fame. Non abbatterti quando anche tu constaterai che quanto hai ha disposizione è troppo poco per far fronte alle richieste delle persone. Consegna tutto quello che sei e quello che sai fare nelle mani del Signore e agisci con fiducia in lui, in ascolto di lui.
I destinatari del secondo invito siete voi, le comunità del Filetto, di S. Angelo e del Vallone: accogliete con serietà e fiducia il mandato del Signore a dare alle persone il pane di cui hanno bisogno per vivere, non solo il pane che sazia la fame del corpo, ma anche quello che sazia la fame di amore, di attenzione, di amicizia.
Fate anche voi come i discepoli: non trattenete per voi “i cinque pani e i due pesci” che sono le consuetudini, le sensibilità, delle vostre comunità; consegnate con fiducia al Signore le vostre risorse (di tempo, di capacità, di beni…), nella consapevolezza che quanto è consegnato al Signore, non va perduto, ma consentirà a Lui di far fronte alla fame di tante persone.