Intervento al Convegno Diocesano Caritas (28 maggio 2016)

“La fede che si rende operosa mediante la carità” (Gal 5,6)

  1. Il contesto dell’affermazione paolina: la polemica dell’Apostolo contro alcuni che insegnavano “se non via fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati” (At. 15,1). I sostenitori di questa tesi chiedevano che chi si convertiva al cristianesimo dal paganesimo si sottoponesse alla pratica della circoncisione, che sanciva l’appartenenza al popolo eletto. La posta in gioco: la fede in Gesù è una variante della fede ebraica o rappresenta una novità?

Paolo esprime la propria meraviglia che questo insegnamento abbia avuto successo nelle comunità della Galazia («Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo», Gal. 1,6).

Dopo aver smascherato l’intenzione di queste persone («vogliono sovvertire il vangelo di Cristo», Gal 1,7) e dopo aver ribadito che «l’uomo non è giustificato per le opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo… poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno», (Gal 2,16), l’Apostolo fa riferimento alla fede che salva, istituendo un collegamento con la carità.

  1. Il senso dell’affermazione. La circolarità tra la fede che salva e la carità
  • La fede che salva si esprime (“si rende operosa”) nella carità. Paolo qui si trova in sintonia con l’apostolo Giacomo, il quale sostiene che la fede «se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta… l’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede», Giac. 2,17.24). Le opere che vivacizzano la fede sono quelle della carità: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, a cosa serve?» (Giac. 2,15-16).
  • La carità che rende vivace, vera, la fede, a sua volta si lascia ispirare (motivare e guidare) dalla fede. La fede indica la dinamica della carità:
  • L’origine: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv. 4,10).
  • L’espressione concreta.
  1. Il riferimento a Gesù: «In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv. 3,16).
  1. b) la concretezza dell’azione: «Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1Gv. 3,17-18)
  2. L’operatore della Caritas esprime questo tipo di carità, che dà concretezza alla fede e che si lascia guidare dalla fede. L’azione della Caritas, oltre che essere impegnata a soccorrere chi è nel bisogno, si caratterizza anche per la sua simbolicità, in quanto dice la fede che opera mediante la carità (si può interpretare in questa direzione il carattere di “segno” che devono conservare le realizzazioni della Caritas).

Il riferimento alla fede

  • rinvia a una relazione personale con il Signore Gesù, alimentata dall’Eucaristia, dalla preghiera personale, dall’ascolto della parola di Dio, grazie alla quale si opera con la consapevolezza che la nostra carità è impegnata a esprimere l’amore di Dio che ci precede e che è stato riversato nei nostri cuori, mediante lo Spirito Santo (cfr. Rm 5,5)
  • chiede di operare con lo stile di Gesù. Cfr. Mc 6,30-44: l’azione di Gesù a favore della folla è provocata da un vedere “compassionevole” la situazione delle persone che ha di fronte (“erano come pecore che non hanno pastore”) e si caratterizza per la capacità di provvedere generosamente al loro bisogno (“tutti mangiarono a sazietà”).
  • impegna a esprimere il servizio della carità con la Chiesa. Il servizio della carità non è una faccenda personale, regolato sulla base di propri convincimenti, svolto in autonomia, ma è il servizio che la Chiesa (la Diocesi, la parrocchia) svolge attraverso di me. Il rapporto con la Chiesa è un rapporto circolare: dalla Chiesa la Caritas si lascia “guidare” nel proprio servizio e, al tempo stesso la Caritas ricorda alla Diocesi, alle parrocchie che il suo non è un servizio sostitutivo dell’impegno dei credenti, perché ogni credente è impegnato a vivere la fede che si rende operosa mediante la carità.
  1. Se l’azione caritativa rappresenta il modo concreto ed esemplare di esprimere la fede in Gesù, si tratta di coltivare gesti, a livello personale e comunitario, che educano alla fede che si rende operosa mediante la carità e di predisporre luoghi che ricordano e consentono di alimentare questo legame fecondo tra fede e carità.