Anche nel tempo della pandemia il cammino della Chiesa di Senigallia non si è interrotto.

Un cammino sollecitato dalla richiesta di papa Francesco di «studiare i segni dei tempi, per trovare soluzioni pastorali adeguate, scegliendo le mozioni dello spirito buono e respingendo quelle dello spirito cattivo»1 e scandito dalle Lettere del Vescovo: “Perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,57) [maggio 2020]; “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1) [Natale 2020]; “Ecco io faccio una cosa nuova… non ve ne accorgete?” (Is 43,19) [Pasqua 2021].

La prima Lettera, ispirata dalla domanda di Gesù alle folle che lo ascoltavano («Perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?», Lc 12,57), mirava a un discernimento comunitario, con l’obiettivo «di individuare la direzione da dare alla nostra vita personale e alla vita delle nostre comunità, di individuare le scelte da compiere in fedeltà al Signore».

Nella Lettera scritta per il Natale 2020, in piena ripresa della pandemia, che prendeva spunto dall’insistente invito di Dio, («Consolate, consolate il mio popolo», Is 40,1), ci siamo riconosciuti anche noi «come popolo da “consolare”, un popolo bisognoso di una speranza forte, più forte di quelle che abbiamo costruito con le nostre mani e che sembrano sgretolarsi sotto i colpi di un minuscolo virus». Con la Lettera di Pasqua («Ecco io faccio una cosa nuova… non ve ne accorgete?», Is 43,19) esprimevo il desiderio di «condividere con voi le ragioni che ci consentono di abitare il tempo prolungato della pandemia, non come tempo “sospeso”, sterile, ma come possibile “risorsa”, un tempo non da subire, ma da vivere e nel quale operare con la speranza assicurata dalla fede in Cristo risorto».
A ispirare le mie Lettere il desiderio di accompagnare il cammino della Chiesa di Senigallia nel tempo doloroso della pandemia, perché riconoscesse che, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Roma «niente (nemmeno un minuscolo virus generatore di tanta paura o portatore di morte) può separarci dall’amore di Cristo» (Rm 8,35).

Spero che anche questa Lettera («La gioia del Signore è la vostra forza», Ne 8,10) possa aiutare la nostra Chiesa, come ci invita papa Francesco, a non “sprecare” quanto abbiamo vissuto e patito nel tempo più aspro della pandemia, che ha messo in tanti modi alla prova la nostra esistenza come società civile e come comunità cristiana.

Lettera-Pastorale-vescovo-Franco-Ottobre-2021