L’esistenza di una monaca presenta tratti paradossali, sorprendenti. Il primo fra tutti, quello che appare fondamentale, è l’amore esclusivo per il Signore. Per una monaca il Signore è il primo e l’unico amore della propria vita, un amore ricevuto come dono grande e corrisposto con fedeltà. Per segnalare questa esclusività si ricorre a quel rapporto che fra gli umani si caratterizza per un amore esclusivo, il rapporto sponsale: una monaca considera il Signore proprio sposo, si senta amata da Lui come una sposa si sente amata dal proprio sposo e lo ama come una sposa ama il proprio sposo.
Proprio nel modo di vivere questa relazione esclusiva, sponsale, emerge il paradosso, la sorpresa: mentre nella relazione tra sposi l’amore “esclusivo” chiude il cerchio tra i due (questo è il senso della promessa della fedeltà: nel mio cuore e nella mia vita ci sei solo tu come sposo, come sposa), nella vita di una monaca l’amore “esclusivo” per il Signore apre il suo cuore, lo rende un cuore ospitale, come è il cuore dello Sposo. Proprio perché nel cuore e nella vita di una monaca c’è solo il Signore come Sposo (questo è il senso della verginità), il suo cuore e la sua vita sono messi nelle condizione di ospitare le persone, di prendersi cura di loro, di avere a cuore le loro situazioni, soprattutto quando sono segnate dalla prova, dalla sofferenza.
Inoltre questo amore esclusivo per il Signore, e questo è un altro aspetto sorprendente, consente a una monaca di considerare la morte non come sventura grande, momento da temere, come spesso succede tra di noi, ma come il momento in cui finalmente può incontrare il proprio Sposo, amato e atteso per una intera esistenza e godere della sua compagnia per sempre.
Infine un altro tratto riguarda la casa, l’abitazione di una monaca. Una monaca non frequenta i luoghi pubblici della vita; la sua casa, spesso è fisicamente lontana dalle altre case e, anche quando è in mezzo alle altre case, viene protetta da ingressi, da visite che distolgono le monache dalla loro vita che si svolge nel raccoglimento e nella preghiera. Anche qui notiamo un paradosso: il monastero, che a molte presone appare un luogo chiuso, blindato, impenetrabile, ripiegato su se stesso, di fatto è il luogo dove si coltiva un’attenzione grande e affettuosa nei confronti delle persone, di quanto accade nel mondo, luoghi dove si ascoltano e si condividono gli smarrimenti, le fatiche, le sofferenze di tante persone e dove tante persone ritrovano la pace del cuore, una speranza per la propria vita.
Della lunga vita monastica di Madre Maria Pia, ben 76 anni, io ho potuto conoscere solo un breve frammento, poco più di un anno e mezzo. Quanto basta per riconoscervi un’esistenza abitata da questo amore esclusivo per il Signore, un amore che ha restituito al Signore stesso, dal quale si è sentita così amata da non avere timore a considerarlo come il proprio Sposo, per sempre, maturando la consapevolezza che, come scrive l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, nessuno e niente l’avrebbe separata e da questo amore, nemmeno la morte, alla quale è andata incontro sapendo che vi avrebbe incontrato il Signore Gesù, desiderando questo incontro.
Ho potuto constatare anche che questa relazione esclusiva con il Signore non ha ripiegato Madre Maria Pia su di sé, me le ha spalancato il cuore, dove ha ospitato altre persone, a cominciare dalle sue sorelle di questa piccola comunità, fino alle persone che frequentano l’adorazione perpetua in questa chiesa, alla chiesa universale, alla nostra chiesa di Senigallia e alla sofferenza di tante persone a lei sconosciute, ai drammatici problemi che segnano la storia di questi tempi. Questa ospitalità Madre Maria Pia l’ha coltivata nella preghiera davanti al Santissimo, una preghiera che ha occupato molte ore della sua giornata.
Ora per lei è giunto lo Sposo, per il pieno compimento di questo amore esclusivo che li ha legati su questa terra. Madre Maria Pia si presenta all’incontro, come la sposa bella, pronta per il suo Sposo, di cui ci ha parlato il testo dell’Apocalisse, con la propria lampada coma dell’olio dell’amore per il Signore, coltivato nella sua lunga esistenza, colma anche dell’amore per le tante persone che ha conosciuto e delle quali si è occupata nella sua vita monastica e per quelle persone, che pur non conosciute, ha presentato nella preghiera al Signore.
A Gesù, il Figlio primogenito di coloro che risorgono dai morti, diciamo la nostra gratitudine per il bene che ha voluto a Madre Maria Pia e per il bene che Madre Maria Pia ha compiuto nella sua vita.
A Madre Maria Pia chiediamo di continuare a portare nel cuore le sorelle monache di questa comunità, la nostra Chiesa di Senigallia, questo nostro tempo, con le su profonde e diffuse sofferenze e le persone che hanno più bisogno di sentirsi amate.