Maria Santissima Madre di Dio (1 gennaio 2023)

Tra i titoli con cui, nelle litanie al termine del Rosario, onoriamo Maria, quello di “Madre di Dio” rappresenta il riconoscimento fondamentale, in quanto dà ragione (fonda) dei titoli successivi. A indicarlo come titolo fondamentale è la sua collocazione nelle stesse litanie: dopo aver evocato il suo nome, Maria è invocata come “madre di Dio” (“Dei genitrix”). Maria, una creatura, una giovane donna di Nazareth, “genera” il Figlio di Dio nella nostra carne. Con questa generazione Maria consente al Figlio di Dio di vivere come uomo tra gli uomini. Non solo di vivere come uomo tra gli uomini, ma anche, soprattutto, di portare loro quella “adozione a figli” di cui parla l’apostolo Paolo nella seconda Lettura della Messa (Gal 4,4-7: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio nato da donna… perché ricevessimo l’adozione a figli»). L’Apostolo nel testo della Lettera spiega che la nostra adozione a figli ci consente di rivolgerci a Dio con lo stesso nome e con la stessa fiducia con cui da sempre il Figlio si rivolge a Lui, “Abbà! Padre”. Questa adozione, inoltre, ci “riscatta” da quella condizione di schiavitù a cui l’uomo si è consegnato e alla quale continuiamo a consegnarci quando acconsentiamo al male e, ancora, ci rende partecipi della “eredità” destinata ai figli, la partecipazione alla vita piena, risorta di Gesù, il Figlio di Dio e di Maria.

Celebrare Maria come “Madre di Dio” all’inizio di un nuovo anno è particolarmente significativo. Anzitutto perché ci ricorda che non siamo soli di fronte a un tempo nuovo, che resta a noi sconosciuto nel suo svolgimento e, visto quanto sta succedendo nel mondo (pensiamo alla guerra in Ucraina, oltre che a tanti altri conflitti) e quanto è accaduto nel nostro territorio nell’anno appena concluso (una tragica e devastante alluvione e  il terremoto), anche segnato da profonda inquietudine e timore.

E’ significativo anche per la coincidenza con la giornata di preghiera per la pace nel mondo, avviata dal Papa S. Paolo VI nel lontano 1968. Sono ancora le litanie a illuminare l’abbinamento, precisamente l’ultima che si rivolge a Maria invocandola quale “Regina della pace”. Maria è “Regina della pace” perché è “Madre di Dio, del Figlio di Dio”, di quel Figlio di Dio che, come scrive l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini, «è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (2,14).

Maria, che ha generato per noi Colui che è la nostra pace, Colui che abbatte il muro dell’inimicizia che impedisce ogni incontro, ogni ascolto e ogni condivisione, all’inizio di un nuovo anno ci offre ancora il Figlio di Dio, perché grazie a Lui, possiamo “trascorrere giorni di pace”, nel nostro cuore, nelle nostre case, soprattutto in quelle “devastate” non solo dall’alluvione dello scorso Settembre, ma anche da tante altre “alluvioni”,  nei luoghi di lavoro e di incontro.

Papa Francesco nel suo messaggio per la “Giornata della pace” 2023, dal titolo “forte”, “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”, indica un concreto percorso, perché la pace non resti solo confinata nei nostri desideri e nei nostri auguri: «Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune».

Proprio nei giorni dell’alluvione abbiamo ulteriormente sperimentato quanto Papa Francesco scrive nel suo messaggio riguardo alla pandemia del Covid 19, come la solidarietà di tanti volontari, non solo ha consentito di rimettere un po’ in ordine le nostre case, i luoghi di lavoro, di incontro, le strade, ma ha anche un po’ “pacificato” i nostri cuori affranti.