«Quando sono debole è allora che sono forte» (2Cor 12,10). Quella dell’apostolo Paolo appare una dichiarazione sorprendente, al limite della provocazione, perché è difficile, pensarsi, nello stesso tempo, deboli, fragili e forti, sicuri.
Paolo giunge a questa dichiarazione al termine di un percorso, iniziato con un’insistente richiesta al Signore («Per ben tre volte ho pregato il Signore») di allontanare da lui quella “spina nella carne” che lo tormentava, provocata addirittura da “un inviato di Satana”.
Gli studiosi si sono chiesti a che cosa alludesse S. Paolo. Le loro risposte ci interessano relativamente; c’interessano maggiormente la risposta del Signore alla preghiera di Paolo e la reazione dell’Apostolo alle parole del Signore.
La risposta del Signore: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Il Signore assicura l’Apostolo che non lo lascerà solo nelle difficoltà, che lo accompagnerà con la forza della sua grazia, del suo amore, che non è incompatibile con la fragilità di Poalo, anzi si esprime al meglio in quella fragilità.
La risposta dell’Apostolo: «Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze… mi compiaccio nelle mie debolezze». Paolo abbandona l’iniziale richiesta, non appare più una persona che si lamenta, ma serena, perché ora sa che può contare sulla grazia del Signore, sul suo aiuto, che gli consente di affrontare “oltraggi, difficoltà, persecuzioni, angosce”.
Da qui la conclusione: «Quando sono debole è allora che sono forte».
Anche noi portiamo una “spina nella carne”. Per molti di noi, qui presenti, “la spina nella carne” è una malattia, grave, lunga o addirittura cronica, inguaribile; per altri sono le difficoltà, le angosce della vita. Anche noi come Paolo abbiamo chiesto e chiediamo con insistenza al Signore di allontanare queste spine nella carne. Nella nostra richiesta abbiamo coinvolto e coinvolgiamo Maria, la madre del Signore e nostra. Anche a noi come all’apostolo Paolo il Signore assicura la sua grazia, il suo aiuto, perché anche noi possiamo affermare con serenità con S. Paolo: «quando mi sento debole è allora che sono forte».
Perché questo accada chiediamo a Maria, che anche noi, come ha fatto Lei, sappiamo riconoscere che il Signore continua a guardarci nelle nostre tante povertà (“la spina nella carne”) e come Lei sentirci rassicurati, resi forti, da questo sguardo.