Notte di Natale 2017

Le parole che gli angeli hanno rivolto ai pastori che vegliavano nella notte il loro gregge nelle campagne di Betlemme («Non  temete: ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi.. è nato per voi un Salvatore»), questa notte sono rivolte a noi, presenti qui in Cattedrale e ai cristiani radunati nelle tante chiese del mondo.

Le parole fanno riferimento a una nascita accaduta duemila anni fa, che continua a interessare la nostra storia, la nostra vita, non come un fatto da commemorare semplicemente (come avviene per tanti avvenimenti della storia, riconosciuti importanti, ma anche ormai trascorsi, impossibilitati a incidere in modo significativo sull’oggi della nostra vita), ma come un avvenimento che assicura una presenza, quella di Gesù, il Figlio di Dio, ritenuta da noi decisiva, perché riconosciamo in Lui il Salvatore della nostra vita, della storia umana, il datore di quella pace a cui aspira il nostro cuore e che gli uomini cercano da sempre, ma che appare, anche ai nostri giorni, irraggiungibile.

Questa notte noi siamo qui non per commemorare un avvenimento del passato, ma per incontrare Colui che riconosciamo il Salvatore del mondo, di quel piccolo mondo che è la nostra esistenza e di quel grande mondo costituito dalla storia umana. Se ci pensiamo bene non è poca cosa il gesto che stiamo compiendo.

Che impatto hanno le parole degli angeli nel nostro cuore, nell’oggi della nostra esistenza quotidiana? Forse è più opportuno chiederci se siamo disposti a dare credito all’annuncio dell’angelo che abbiamo appena udito dal Vangelo: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per noi un Salvatore».

Nelle parole dell’angelo c’è una particolare di estrema importanza: l’angelo non dice semplicemente “oggi è nato un Salvatore”, ma “oggi per voi è nato un Salvatore”, cioè il Salvatore che è nato, è per voi, è il vostro Salvatore, è il tuo Salvatore, il Salvatore della tua esistenza, che cerchi in tanti modi di costruirla come esistenza serena, dei tuoi rapporti, ai quali chiedi di dare serenità e sicurezza al tuo cuore, della tua intelligenza che ritrovi sempre più confusa nell’individuare il bene autentico, quello che non delude, che compie veramente il tuo desiderio di una vita buona e felice, della tua libertà, che spesso appare impacciata nel decidersi riguardo al bene da compiere e al male da rigettare.

Questo Salvatore è indicato a noi questa notte come un bambino, avvolto in fasce, posto in una mangiatoia. Questo bambino diventerà grande: sarà un ragazzo, un giovane, un uomo maturo; ma questa notte appare a noi come un bambino.

E questo bambino è il nostro Salvatore, il mio Salvatore, il Salvatore della mia vita, perché, come scrive l’apostolo Paolo al discepolo Tito, è «la grazia di Dio… che ci insegna a rinnegare l’empietà  (quella che provoca tanti danni nella vita delle persone) e i desideri mondani  (quelli che ingannano e deludono) e a vivere in questo mondo con sobrietà (con libertà), con giustizia e pietà (quelle che danno serenità e sicurezza alla vita di tutti)», perché, scrive sempre Paolo, «ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo… pieno di zelo per le opere buone (quelle che tutti noi desideriamo e che da soli non sempre riusciamo a compiere)».

Siamo disposti a dare credito a queste parole, a lasciarci raggiungere nell’oggi della nostra esistenza, dall’annuncio dell’angelo e, come i pastori, ad andare a vedere, a incontrare questo Figlio di Dio, Gesù, nei giorni della vita normale, quella scandita da lavoro, dalle tante preoccupazioni e, mi auguro anche, abitata da tante gioie, non solo in questi giorni di festa, dove i segni esteriori della festa, le tante occupazioni perché la festa riesca al meglio, corrono il rischio nascondere la vera ragione del nostro fare festa?

Questo perché il buon Natale che ci auguriamo non sia un esercizio retorico, suggerito più dalla buona educazione che dal desiderio di partecipare agli altri quella gioia e serenità che l’incontro con il Figlio di Dio che è nato per noi porta al nostro cuore e alla nostra vita.