Notte di Natale 2022

«Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (cfr vangelo, Lc 2,1-14). Ci chiediamo che valore dare alle parole rivolte dall’angelo a un gruppo di pastori, che nella campagna di Betlemme, «pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte, facendo la guardia al loro gregge». Si tratta del valore che diamo alle tante notizie di avvenimenti che, per la loro rilevanza, meritano di essere riferiti, che però non hanno più un’apprezzabile incidenza sulla nostra esistenza personale e sociale (se non quella del ricordo), oppure sono parole che meritano ben altra considerazione?

La domanda è seria, perché se questa notte ci fossimo raccolti qui in chiesa solo per ricordare un avvenimento che, pur capace di suscitare ancora emozioni nel nostro cuore, resta però ininfluente sulla nostra esistenza, dovremmo chiederci se ne è valsa la pena.

Se invece la nostra presenza è giustificata dalla consapevolezza, alimentata dalla fede, che non stiamo celebrando il rito di un ricordo, ma compiendo il gesto di un incontro, le parole rivolte dall’angelo ai pastori quella notte di tantissimi anni fa, riguardano pure noi raccolti qui, in questa notte.

Soprattutto se teniamo conto di quello che è accaduto nell’anno che stiamo per concludere. Quest’anno, non solo abbiamo condiviso con gli altri gli strascichi di una pandemia non ancora del tutto superata e lo smarrimento per una guerra, ritenuta a lungo improbabile e che da quando è scoppiata provoca indicibili sofferenze nelle popolazioni colpite e in noi tanta insicurezza, oltre ad altri problemi di natura economica; ma anche tanti di noi hanno patito e continuano a patire un’alluvione che ha devastato case e luoghi di lavoro, imprigionando la loro vita nella paura e consegnando loro un futuro per nulla sereno.

E, come se tutto questo non bastasse, a ferire la nostra vita e a renderla precaria è sopraggiunto anche un terremoto.

Noi che ci sentiamo profondamente turbati da quanto è accaduto siamo raggiunti dalle parole dell’angelo che invitano a “non temere”, a non cedere al turbamento, perché quel bambino di cui ricordiamo la nascita oltre due secoli fa, è il Salvatore del quale anche noi abbiamo bisogno e che con la propria nascita, è “venuto ad abitare in mezzo a noi” (cfr Gv 1,14), venuto per restarci.

L’apostolo Paolo, nello scritto al discepolo Tito ((cfr la seconda Lettura), ci ha rivelato che con la nascita di quel bambino, che ricordiamo ogni anno, è «apparsa la grazia (l’amore) di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini» (2,11).

Il Figlio di Dio e con Lui la grazia di Dio, non ci risolve i problemi provocati dalla pandemia, falla guerra, dall’alluvione e dal terremoto, ci assicura però che non siamo lasciati soli nell’affrontarli e soprattutto «ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani» (Tito 2,12) che imprigionano la nostra esistenza nelle logiche del possedere sempre più per sé, con il prezzo alto da pagare di relazioni inquinate e fragili, di beni consumati in modo indiscriminato, di attese deluse.

Il Figlio di Dio, e con Lui la grazia di Dio, «ci insegna anche a vivere in questo mondo (il tempo della nostra vita) con sobrietà, con pietà e con giustizia, nell’attesa della speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tito 2,13).

La speranza a cui possiamo accedere grazie a Gesù, il nostro Salvatore, non ha il respiro corto dell’esistenza che si svolge sulla terra con le tante speranze che la abitano, ma quello della stessa vita di Dio e che Dio dispone per i suoi figli; il respiro di un amore che rende liberi; non è rimando a un futuro indeterminato, senza contorni, ma che da’ una risposta non deludente alle tante nostre speranze, perché Gesù stesso rappresenta la speranza per la vita di tutti.

Questa notte abbiamo lasciato le nostre case e siamo venuti qui, in questa chiesa, perché vogliamo accogliere il Figlio di Dio come nostro Salvatore e perché desideriamo che continui a insegnarci a vivere l’oggi della nostra esistenza, quella che conduciamo personalmente e quella che condividiamo tra noi, lontani da ogni empietà e liberi dai desideri che illudono e deludono le nostre speranze.