Montemarciano 3 maggio 2008.
A 30 anni di distanza dal martirio di Aldo Moro siamo qui oggi in molti a stringerci con affetto attorno ai familiari del compianto Presidente per fare memoria di lui, della sua vita, del suo estremo sacrificio.
Non vogliamo che si dimentichi la figura di un uomo di profonda fede, un uomo buono, mite, padre esemplare di famiglia, statista saggio e avveduto, che ha concepito la sua vita come un servizio al Paese, fortemente impegnato ad allargare gli spazi della democrazia.
Allo stesso tempo ci sentiamo vicini ai familiari e ai parenti degli uomini della sua scorta: non vogliamo che si dimentichi il loro sacrificio di fedeli servitori dello Stato. La barbara uccisione di Aldo Moro e dei cinque agenti della sua scorta è un crimine che ha scosso profondamente la coscienza degli italiani. Con questo efferato delitto, il terrorismo ancora una volta ha manifestato il suo vero volto, cioè il disprezzo della vita umana.
Dinanzi ad un sacrificio così grande ci inchiniamo in silenzio. Peraltro la memoria di un evento così tragico e doloroso deve essere occasione per un esame di coscienza collettivo, della classe politica, della comunità nazionale, della Chiesa stessa. Tutti siamo richiamati a quei valori essenziali e inderogabili per la costruzione della convivenza civile. Anzitutto il valore supremo della persona umana: dobbiamo ribadire con forza che la vita umana è più importante della politica; al di là e al di sopra delle ragioni, anche le più nobili e filantropiche della politica, vi è l’infinito valore dell’uomo, che mai può essere ridotto a mezzo o strumento in vista di determinati fini.
Dalla testimonianza di Aldo Moro ricaviamo il valore della famiglia: egli l’ha amata appassionatamente; lo si è visto in particolare durante il tempo del suo sequestro: come traspare dalle lettere dalla prigionia, il suo costante e straziante pensiero era per i suoi cari.
E poi il valore della fede: la fede che dà senso alla vita, illumina l’esistenza, sostiene nelle prove, anche quelle più difficili e drammatiche. La fede che apre al futuro e dà consistenza al presente.
In questo giorno la liturgia celebra la festa di due apostoli, Filippo e Giacomo. Essi hanno pagato con il sangue la loro fedeltà a Cristo, la fedeltà ai valori in cui credevano. Hanno tenuta salda la fede così come esortava Paolo nella prima lettura che poc’anzi abbiamo ascoltato (1 Cor 15,1-8). E la fede cristiana, come ricordava lo stesso Paolo, consiste nel credere che Gesù di Nazareth è morto ed è risuscitato per noi. Siamo certi che uniti a lui nella sua croce saremo uniti a lui anche nella sua risurrezione.
E’ questa la grande speranza-certezza della fede cristiana. Crediamo fermamente che la morte non conclude il peregrinare dell’uomo. Non azzera gli affetti e i legami, perché non è l’ultima parola. In Cristo Gesù si rivela che il destino vero dell’uomo è la vita nella sua pienezza, è la luce senza tramonto: è Dio. In lui tutto il bene operato, ogni frammento di generosità, il servizio reso ai fratelli trova purificazione e compimento; gli affetti si riconoscono e si ricongiungono per sempre.
In questa Chiesa-Santuario, dove ora celebriamo l’eucaristia, si conservano cari e significativi ricordi della famiglia Moro. E proprio in questo tempio che il giorno 5 aprile 1945 furono celebrate le nozze tra Aldo Moro e sua moglie Eleonora Chiavarelli. E’ qui che i due sposi, si giurarono eterno amore e fedeltà davanti a Dio e alla Chiesa alla presenza e con la benedizione di Mons. Guano, allora Assistente della FUCI. Quel legame che allora si è costituito nessuno potrà più distruggerlo. Noi siamo certi che, credendo in Cristo, in colui che è la risurrezione e la vita, un giorno ci si ritrova tutti insieme per partecipare alla sua stessa vita.
In questa circostanza eleviamo a Dio con fiducia la nostra preghiera. Egli rinsaldi nei nostri animi la convinzione che il bene è più forte del male; ci aiuti a formulare il proposito di essere degni della grande eredità di fede, di amore, di responsabilità civile e politica che Aldo Moro ci ha lasciato. Ad Aldo Moro e agli uomini della sua scorta il Dio della vita conceda la beatitudine eterna. Voglia la Vergine Santa, che in questo Santuario è venerata come la “Madonna dei Lumi”, concedere al nostro Paese e ai suoi governanti di vivere i veri valori, testimoniati dal sacrificio di chi, per il bene di tutti, ha dato la vita. Così sia.