Omelia nel ricordo di Don Nazzareno Pettinelli, a sessant’anni dalla sua uccisione, e di Don Noè Giannini, a quarant’anni dalla sua morte (Chiesa di San Francesco, Ostra, 9 luglio 2004)

Ostra, 9 luglio 2004

1. “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la Parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede” (Eb 13,7). Siamo qui riuniti, questa sera, precisamente per rispondere all’invito che ci viene dall’autore della lettera agli Ebrei, così come abbiamo ascoltato nella prima lettura. Siamo qui per ricordare due sacerdoti che hanno dedicato la loro vita al servizio della comunità di Ostra, segnandone profondamente la vita religiosa e civile; li ricordiamo nell’anniversario della loro scomparsa: Don Nazzareno Pettinelli a sessant’anni dalla sua uccisione e mons. Noè Giannini a quarant’anni dalla sua dipartita.
Non si può passare sotto silenzio il bene che si è ricevuto. Una comunità che dimentica il suo passato, o non ha il coraggio di confrontarsi con esso, è come una pianta senza radici: non ha futuro.
Questo duplice anniverasario è un’occasione propizia per una rivisitazione della storia e una “purificazione della memoria”. L’amore per la verità spinge ognuno a guardare con serenità i fatti, al di là dell’ideologia: non si deve aver paura della verità, perché è la verità che ci fa liberi. Le nuove generazioni in particolare hanno bisogno di conoscere senza pregiudizi la storia per essere capaci di giudicare rettamente i fatti e farne tesoro per la loro vita.

2. Don Nazzareno Pettinelli e Mons. Noè Giannini: due sacerdoti che sono vissuti in tempi terribili, segnati da ideologie totalitarie che sfociavano in un mare di odio e di violenza. Due ministri di Dio diversi per carattere e modo di esprimere il loro ministero, ma accomunati dalla sincera volontà di annunciare il Vangelo e fare del bene a quanti erano affidati alle loro cure pastorali.
Entrambi i sacerdoti si sono trovati, insieme ad altri ostrensi anch’essi vittime della cieca ideologia, nel mirino in quei tristi giorni del luglio 1944. Il Vescovo Mons.Ravetta, don Antonio Morganti ed altre persone avevano messo in guardia ambedue che la loro vita era in pericolo e li avevano supplicati ad allontanarsi da casa. Ma vollero restare fermi al loro posto di responsabilità: nel momento del pericolo, anche quando arrivano i lupi, il buon pastore non abbandona il suo gregge. Don Nazareno e don Noè vollero essere fedeli alla loro missione di custodi del gregge, anteponendo il loro dovere sacerdotale alla propria incolumità fisica.

3. Dei due, solo Don Nazzareno fu prelevato e barbaramente ucciso. Quale la sua colpa? Non aveva ucciso nessuno, non aveva denunciato nessuno, aveva aiutato anche partigiani, ebrei e tanta gente di Ostra, era un sacerdote zelante, onesto, disponibile verso tutti. Le sue simpatie per il regime? Il giudizio non può prescindere dal contesto storico e comunque l’uccisione di un uomo e di un sacerdote del calibro di don Nazzareno rimane un delitto orrendo.

4. In fondo la ragione vera della tragica morte di Don Pettinelli è contenuta nelle parole del Vangelo, che è stato poco fa proclamato: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt 10,22). Se la parola di Gesù vale per tutti i suoi seguaci, vale in particolare per i suoi ministri. In tutti i tempi e in tutti i luoghi, forse nessun altro come il sacerdote è segno di contraddizione e fatto oggetto di odio e di persecuzione. La storia del sacerdozio è una storia contrassegnata da tanti martiri che hanno pagato con il sangue la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

5. Sono trascorsi 60 anni dal martirio di Don Nazzareno e 40 anni dalla morte di Don Noè. Li ricordiamo con doverosa gratitudine per il bene che hanno compiuto e la testimonianza che hanno offerto: chiediamo al Signore che possano godere del premio riservato ai suoi servi buoni e fedeli.
Ma vorremmo che questo giorno della memoria fosse anche il giorno della riconciliazione. E’ questo il tempo per estinguere l’odio, per bandire la violenza, per rifiutare le ideologie totalitarie, di qualunque colore esse si ammantino, perché accecano l’uomo, rendendolo dimentico della sacralità della vita. Mentre preghiamo per le vittime dell’odio e della violenza vogliamo anche invocare e offrire il perdono a tutti coloro che si sono macchiati di tanto efferati delitti. Il Signore mostri a tutti la sua misericordia e conceda a tutti gli abitanti di questa cara Città il dono tanto necessario e irrinunciabile della pace.

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