Senigallia, 28 marzo 2013
Carissimo Vescovo Odo, cari sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi e religiose, ragazzi della Cresima, ministri straordinari della Comunione, cari fedeli,
1. In questo giorno santo in cui Gesù ha istituito l’Eucaristia e il Sacerdozio e ci ha consegnato il suo comandamento nuovo risuoni nel nostro cuore l’inno di riconoscenza e di lode a Colui che ci ha scelto e chiamato a far parte della sua e nostra Chiesa di Senigallia, Chiesa che in questo momento è qui riunita intorno all’altare e al suo vescovo nel vincolo di comunione per essere “un cuor solo e un’anima sola”.
2. “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ad annunciare ai poveri il lieto messaggio” (Lc 4,18). Sono parole che possiamo ripetere anche per noi ministri ordinati, in quanto abbiamo ricevuto lo stesso Spirito del Signore che è sceso su di noi e ci ha consacrato con l’unzione, l’unzione che avviene con il sacro Crisma, come quello che benediciamo in questa celebrazione insieme con l’olio degli infermi e quello dei catecumeni. Ci ha consacrato per appartenere a Cristo e quindi per essere configurati a Lui sommo ed eterno sacerdote. Ma allo stesso tempo ci ha consacrati per la missione, e cioè per portare il lieto messaggio ai poveri.
Il lieto messaggio non è una dottrina, non è un codice, ma la persona stessa di Gesù morto e risorto per noi. Egli è la via, la verità e la vita; l’alfa e l’omega; la fonte della nostra speranza, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Egli è Colui che ci conosce e ci ama, è il compagno e l’amico della nostra vita. Egli è il Pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete. Egli è il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. In breve, Egli è il Figlio di Dio, il nostro Salvatore.
Siamo stati consacrati per andare ad annunciare la buona notizia della sua persona ai poveri. Secondo l’elenco classico dei profeti i poveri sono i ciechi, i prigionieri, gli oppressi, gli indigenti… sono essi i soggetti privilegiati della evangelizzazione, i cosiddetti “anawim”, i poveri di Dio, i peccatori e gli umili del Paese. I poveri sono oggi tanti nostri contemporanei subissati da messaggi dominanti di una cultura relativistica ed edonistica, che mina le basi stesse della fede in Dio e della verità del Vangelo: persone che vivono senza speranza, senza futuro, incapaci di dare un senso alla vita.
3. L’Anno della fede, indetto dal Papa emerito Benedetto XVI, ci sprona ad assumere con responsabilità il nostro primo impegno che è quello di evangelizzare, trasmettere la fede che ci è stata consegnata ed è contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione della Chiesa. Lo stesso Benedetto XVI affermava: “nel nostro tempo in cui vaste zone della terra la fede è in pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutto è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Il vero problema di questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i suoi effetti distruttivi ci si manifestano sempre più. Condurre gli uomini verso Dio, il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa”.
4. Di fronte a questo compito così grande e certamente non facile non dobbiamo farci prendere dalla paura, dalla tristezza, dallo scoraggiamento o lasciarci sopraffare dalla stanchezza. Non siamo soli: la condizione perché il nostro ministero sia fecondo è l’unione con il Signore, il nostro rapporto vitale di amicizia con lui. Dobbiamo credere fermamente che con la sua grazia tutto è possibile. Anche oggi, come in Maria, Dio è capace di compiere cose grandi attraverso la nostra debolezza. Insieme con S.Paolo dovremmo dire: “Tutto posso in colui che mi dà forza” (Fil 4,13). E’ illusorio pensare che possiamo suscitare la fede e convertire il mondo facendo affidamento sulle nostre energie e risorse. Una vita spirituale intensa, profonda, fedele è la chiave dell’efficacia del nostro servizio pastorale.
Un’altra condizione per il nostro ministero è la gioia: non si può trasmettere un lieto messaggio con la faccia triste, con un atteggiamento ripiegato su di sé. Bisogna uscire da se stessi, dai nostri ricettacoli, dai nostri piccoli gruppi, per andare verso gli altri, senza aspettare che essi vengano da noi. Occorre coltivare lo spirito di accoglienza e di dialogo, il desiderio di stabilire relazioni umane autentiche, amicali: il tutto con uno stile semplice, umile, fraterno.
5. Dobbiamo ringraziare il Signore per il grande dono che ci ha fatto dandoci come Successore di Pietro, vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale il Santo Padre Francesco. Sin dal suo primo apparire alla loggia della Basilica di S.Pietro il nuovo Papa ha suscitato un’onda di entusiasmo, aprendo il cuore di tante persone, anche non credenti, alla speranza. Siamo certi che il nuovo Papa non farà sconti per quanto riguarda la verità del Vangelo. Ma il suo modo di presentarsi, il suo linguaggio semplice, l’assunzione dello stesso nome-programma di Francesco, il contatto ricercato con la gente, l’attenzione ai piccoli e agli umili… tutto questo è la via privilegiata per trasmettere la fede ed anche per mettere in pratica quello che il Signore Gesù ci ha insegnato.
L’elezione di Papa Bergoglio è una grazia del Signore che, senza nulla togliere a quanto ci hanno donato i suoi predecessori, ciascuno con il suo carisma, ci riporta alla primavera del Concilio Vaticano II, ci spinge ad un profondo rinnovamento personale e comunitario.
Procediamo di buon animo, con coraggio e fiducia, nel cammino di rinnovamento che ci ha indicato anche il nostro Sinodo diocesano. In questa prima fase della sua attuazione siamo impegnati a rivedere la catechesi dell’iniziazione cristiana e degli adulti. A livello di strutture vogliamo anche impegnarci nell’attuazione dei consigli pastorali parrocchiali come pure delle unità pastorali. Ma soprattutto non dimentichiamo quanto lo stesso Sinodo raccomanda sulla necessità di stabilire relazioni autentiche, dirette, calde, amicali, legami di comunione a partire dal nostro presbiterio fino a raggiungere tutti coloro a cui il Signore ci manda.
6. In questo giorno in cui facciamo memoria dell’Ultima Cena di Gesù nella quale Egli ha celebrato la sua Pasqua, consegnandoci i doni inestimabili dell’Eucaristia e del Sacerdozio, desidero porgere i miei più cari auguri di una Buona e Santa Pasqua a tutta la nostra Chiesa. Auguri a tutti voi fedeli laici: attraverso il Battesimo partecipate anche voi al sacerdozio di Cristo e appartenete al suo popolo santo, la Chiesa, che è un popolo sacerdotale. Auguri a voi, ragazzi della Cresima che sarete unti con il Crisma che oggi viene consacrato e così attraverso di esso riceverete la forza dello Spirito Santo per divenire testimoni di Cristo. Auguri a voi, religiosi e religiose, persone consacrate: con la vostra testimonianza spargete nella Chiesa e nel mondo il profumo di Cristo. Auguri a voi ministri straordinari della Comunione: con il vostro ministero cercate di imitare il Signore Gesù che si dona nell’eucaristia. Auguri a voi cari seminaristi: andate avanti fiduciosi nel vostro cammino, rispondendo docilmente e generosamente alla chiamata del Signore. Auguri a voi, cari Diaconi, che prestate il vostro servizio, come stretti collaboratori dei sacerdoti. In maniera tutta particolare auguri a voi, carissimi confratelli nel sacerdozio: tutta la nostra Chiesa, a cominciare dal Vescovo, vi esprime viva riconoscenza per la vostra presenza e il vostro ministero. Oggi rinnovate le vostre promesse sacerdotali. Da parte mia vorrei testimoniarvi tutto il mio affetto, la mia stima, la mia considerazione; insieme con Papa Francesco vorrei dire a ciascuno di voi: “non lasciatevi rubare la speranza”. All’inizio del prossimo anno pastorale, a Dio piacendo, avremo la gioia di un nuovo sacerdote nella persona del Diacono Paolo Vagni della parrocchia della Cesanella: anche questo è un segno di speranza, per il quale vogliamo ringraziare il Signore, che mai abbandona la sua Chiesa. Auguri, infine, al nostro carissimo Vescovo emerito Odo, che accompagna la nostra Chiesa nel silenzio, con la preghiera e la meditazione. Al Signore Gesù, sommo ed eterno sacerdote, nostra Pasqua, sia onore e gloria nei secoli senza fine. Amen.