Omelia nella Professione religiosa di Pettinari Matteo e altri (Bedizzole (BS), 27 agosto 2006)

Bedizzole (BS), 27 agosto 2006

1. E’ un momento intenso di grazia e di gioia quello che stiamo vivendo oggi in questa chiesa: un momento di grazia e di gioia che tocca il cuore anzitutto di questi nostri cinque amici e fratelli che emettono i voti con la professione religiosa, ma anche il cuore di tutti noi – parenti, amici, conoscenti, formatori, parrocchiani – che siamo loro vicini con l’ammirazione, l’affetto, la preghiera.

2. La parola di Dio che è stata or ora proclamata illumina il toccante evento che stiamo vivendo. La prima lettura e il Vangelo richiamano la necessità di una scelta: al popolo di Israele Giosuè comanda: “scegliete oggi chi volete servire: il Signore o gli dei oltre il fiume (gli dei stranieri)” (Gs 24.15). Il Signore è il liberatore, il salvatore, colui che è vicino al suo popolo, ne prende cura gratuitamente, vuole la sua vera libertà; ma è un Dio geloso ed esigente: assicura fedeltà e chiede fedeltà. Gli dei stranieri, quelli oltre il fiume in terra pagana, non sono esigenti, non disturbano la vita comoda e tranquilla, promettono felicità a buon mercato; poi si scopre che è solo un inganno: quella felicità facile e a poco prezzo è soltanto illusoria, è una nuova schiavitù.
Anche Gesù nel Vangelo sollecita gli apostoli a fare una libera scelta. Vedendo che molti ascoltatori gli avevano voltato le spalle, rifiutando il suo messaggio, chiede agli apostoli: “anche voi volete andarvene?” (Gv 6,67); è come dire: fate la vostra scelta! Pietro a nome di tutti risponde: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69).

3. Carissimi amici, con la professione religiosa voi oggi fate una scelta. E’ una scelta formidabile: scegliete il Signore, cioè il Tutto, il Bene sommo, la bellezza infinita, la verità assoluta; scegliete l’Amore, la pienezza della vita e della felicità. La vostra è una scelta bella, ma anche impegnativa: una scelta che ci riempie di commossa amirazione.
Ma a ben riflettere non siete voi che scegliete. E’ il Signore che sceglie voi: vi sceglie e vi chiama al suo servizio perché vi ama di un amore tutto particolare, un amore di predilezione, un amore così grande che va oltre ogni nostra immaginazione. Voi non potreste scegliere lui se non fosse lui per primo a scegliere voi. La prima scelta è la sua; la vostra scelta è semplicemente una risposta alla sua chiamata. Il “sì” che tra poco pronunciate con la formula della professione è propriamente la vostra risposta all’iniziativa di Dio.

4. Oggi voi decidete di seguire Gesù nella via della castità, dell’obbedienza e della povertà. Volete essere talmente uniti a lui da imitarlo in queste opzioni fondamentali della vita. Con i voti che emettete vi impegnate ad essere sua trasparenza in questo nostro mondo, rivelando il suo volto casto, obbediente e povero. Chi vede voi deve poter vedere Cristo: Cristo casto, perché ama di un amore puro e senza riserve fino alla donazione di sé, Cristo obbediente perché si abbandona alla volontà liberante del Padre, Cristo povero perché la vera ricchezza non sono i beni materiali, ma i valori del Regno.

5. Con il rito della professione voi vi consacrate al Signore e allo stesso tempo vi mettete al suo sevizio per la missione, obbedendo al suo comando: “Andate in tutto il mondo ed annunciate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15)” . Il Signore vi manda sulle strade del mondo: per il momento chi in Costa d’Avorio (Matteo), chi in Brasile (Gian Luca), chi a Roma (Benigno, Ermanno, Giuseppe): vi manda intanto per perfezionare la vostra preparazione e poi per ascoltare il lamento del povero, lenire la sofferenza del malato, stendere la mano a chi è ai margini della società, dare speranza ai tanti delusi della vita, annunciare a tutti l’amore del Padre che per salvarci ha mandato a noi il suo Figlio unigenito, il Crocifisso Risorto. Siete chiamati ad andare e a portare frutto: il frutto è la conoscenza dell’amore del Padre, che si è rivelato nella persona del Figlio, l’unico vero liberatore e salvatore dell’uomo.

6. Andate, ma non come battitori liberi, non a nome personale, bensì a nome della Chiesa, attraverso la famiglia missionaria a cui appartenete. La Chiesa, come ci ricorda la lettera agli Efesini (5,21-32) è la sposa di Cristo, la sposa che egli ama sopra ogni cosa. Di questo indissolubile e profondo legame di amore tra Cristo e la Chiesa, il matrimonio cristiano è segno e partecipazione.
Anche voi amate la Chiesa. E’ la Chiesa che vi manda come missionari. In particolare lo dico a te, caro Matteo: è la nostra Chiesa di Senigallia, dove tu sei nato alla fede e sei cresciuto nella vocazione cristiana, che ti manda. In questo momento penso di poter rappresentare anche gli altri Vescovi delle Chiese a cui voi tutti appartenete: anche a voi vorrei dire: è la Chiesa che attraverso il vostro Vescovo, l’apostolo, vi manda.

7. Che Maria Ss., la Consolata, a cui il vostro Istituto missionario è consacrato, vi accompagni nel vostro cammino, vi faccia sentire la sua materna tenerezza, vi sostenga nelle vostre difficoltà. Che la vostra testimonianza sia fonte di consolazione per le vostre famiglie e per le vostre comunità. Da parte di noi tutti che vi facciamo corona in questa lieta circostanza ricevete l’assicurazione del nostro affetto e della nostra preghiera. Così sia.

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