Omelia nella solennità dell’Assunta e Benedizione del mare (Senigallia, 14 agosto 2011)

Senigallia, 14 agosto 2011

Ci ritroviamo ancora una volta qui riuniti al porto della nostra città per rivivere una cara tradizione religiosa: celebriamo la festa di Maria Ss. assunta in cielo e allo stesso tempo celebriamo la festa del mare.

1. La storia e la vita di Senigallia sono strettamente legate al suo mare. Il mare con le sue risorse e le sue potenzialità continua a bagnare la città, determinandone l’identità, lo stile di vita, l’economia. Il mare, con la sua bella spiaggia, è luogo di ristoro, di svago, di lavoro. E’ luogo dove si può contemplare la bellezza del creato, dove lo sguardo può spaziare verso l’infinito e rintracciare le orme della presenza di Dio.
Il mare è il luogo dove ci si può ricreare, divertire, ma è anche il luogo dove persone umane possono perdere la vita. Non possiamo dimenticare coloro che sono morti per motivi di lavoro o di diporto, per motivi di guerra o di criminalità. In particolare non possiamo dimenticare quanti sono deceduti, vittime dei “viaggi della speranza”, avventurandosi in mare alla ricerca di una vita migliore e qui hanno trovato la morte, a volte nell’indifferenza della comunità nazionale e internazionale e nel rifiuto di molti.
Perciò questa sera abbiamo voluto effettuare la benedizione del mare: per ringraziare il Signore per il grande dono del creato, per chiedere la sua protezione su tutti coloro che per vari motivi vengono in contatto con il mare e per invocare la pace eterna per tutti coloro che nel mare hanno concluso la loro vicenda terrena.

2. La festa di Maria Assunta in cielo che oggi celebriamo ci ricorda peraltro che la vita terrena non termina qui. Noi siamo fatti per il cielo, là dove Maria è già entrata con la sua anima e il suo corpo. Questo avvenimento è destinato a colmare di speranza e di felicità il cuore di ogni essere umano. Maria è infatti la primizia dell’umanità nuova, la creatura nella quale la risurrezione di Cristo ha già avuto pieno effetto. Quello che è successo in modo eccezionale e in anticipo a Maria, accadrà alla fine dei tempi anche a noi, pur dovendo noi, a differenza di lei, passare attraverso la dissoluzione del corpo. Anche noi, sempre se avremo le carte in regola, siamo destinati alla risurrezione e saremo assunti alla gloria di Dio.
Maria per questo costituisce per noi un segno di sicura speranza e di consolazione. L’odierna festa ci spinge a sollevare lo sguardo verso il cielo. Non un cielo fatto di idee astratte, nemmeno un cielo immaginario creato dall’arte, ma il cielo della vera realtà che è Dio stesso. Dio è il cielo. E’ lui la nostra meta, la meta e la dimora eterna, da cui proveniamo e alla quale tendiamo.
Guardando Maria assunta in cielo, comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso il mare grande, l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace. Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella vita che non conosce la morte, la vita che dura per sempre. Il nostro tramontare all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo.

Sappiamo bene che nel nostro tempo non mancano preoccupazioni per via della crisi economica e finanziaria che si fa sempre più minacciosa. Ci sono tanti giovani alla ricerca, talvolta quasi disperata, del lavoro e della casa. Altre persone sono in ansia, perché hanno perduto il lavoro e non riescono a trovare una nuova occupazione. Ci sono famiglie non solo con seri problemi economici, ma anche affettivi ed educativi. Tra le persone in particolare difficoltà ci sono gli immigrati – persone umane, e non cose – che sono approdati nella nostra terra, spinti dalla miseria o dall’oppressione, fiduciosi di trovare tra noi accoglienza e solidarietà.
Davanti ai tanti problemi e alle tante difficoltà che si registrano nel mondo d’oggi dobbiamo imparare da Maria ad essere segni di speranza e di consolazione. Lei, la benedetta tra tutte le donne, non si è rinchiusa nel suo guscio. Ce lo ricorda il Vangelo che abbiamo appena ascoltato (Lc 1,39-56): divenuta, con l’annuncio dell’angelo, madre del figlio di Dio, va a trovare l’anziana parente Elisabetta per portarle il suo aiuto, manifestarle la sua vicinanza e solidarietà.

3. Aiutaci tu Maria, tu che già ti trovi nella gloria del cielo. Aiutaci tu “stella del mare”: tu puoi orientare la nostra navigazione nel mare della vita. Aiutaci tu Madonna della speranza: posiamo il nostro sguardo sulla tua dolce immagine, che si venera nella nostra Cattedrale e ora è qui in mezzo a noi, in attesa fiduciosa di contemplare un giorno il tuo volto glorioso nella Casa del Padre. Così sia.

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