Omelia nella solennità dell’Assunta e festa del mare (Porto di Senigallia, 14 agosto 2015)

“Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente” dice Maria nel suo cantico di lode a Dio che abbiamo ascoltato nel Vangelo (Lc 1,39-56), cantico che viene chiamato il Magnificat, dalla traduzione latina della sua prima parola.
Le grandi cose che l’Onnipotente, cioè Colui per il quale nulla è impossibile, ha fatto per l’umile ragazza della Palestina, sono quelle che i cristiani celebrano ogni anno nelle tre principali feste in onore di Maria. La prima è la divina maternità: fatto unico che non si era mai visto né si vedrà mai più.  Tra tutte le donne di ogni tempo e di tutto il mondo, proprio lei, Maria è stata scelta come madre del Figlio di Dio: scelta per la sua fede e totale disponibilità al compimento del progetto di Dio. E’ questa la festa che si celebra il 1° gennaio.
Per il fatto poi che sarebbe diventata la madre del suo Figlio, Dio l’ha preservata sin dal suo concepimento da ogni macchia di peccato: ecco la festa dell’Immacolata che si celebra l’8 dicembre.
E poiché il suo corpo ha dato un corpo al Figlio di Dio, ecco la festa del 15 agosto in cui entriamo già questa sera, ricordando come la Vergine santa, al termine del suo pellegrinaggio terreno, è stata assunta in cielo con il suo stesso corpo: Dio infatti non ha voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita.

Davvero grandi cose ha fatto per lei l’Onnipotente. Ma Dio ha fatto grandi cose anche per tutti noi. Ci ha donato la vita, ci ha chiamato all’esistenza e ci ha collocato ad abitare in questa “casa comune” che è il creato e opera delle sue mani. Il creato è un segno di amore di Dio per tutte le sue creature; nel creato si trovano i segni della presenza e della bellezza del Creatore: i cieli, la terra, le acque, il sole, la luna e le stelle parlano di Dio, narrano, come dice il Salmo 18, la gloria di Dio. E Dio ha voluto affidare la custodia della creazione, per farne un giardino, alla cura dell’uomo. Da qui la responsabilità dell’uomo verso tutta la creazione, verso l’ambiente naturale, ma anche verso l’ambiente umano, sociale, perché tutta la creazione sia rispettata, valorizzata, preservata da ogni forma di inquinamento o deturpamento.
Parlando del creato, di questa casa comune che Dio affida alle nostre cure, non possiamo fare a meno di pensare a questo nostro mare e alla sua spiaggia di velluto: un dono prezioso affidato alla custodia della nostra città e del nostro territorio. Dono da cui la città trae energia e vita, fonte di lavoro per quanti sono impegnati nel settore della pesca e del turismo, luogo di accoglienza e ospitalità per quanti cercano momenti di riposo e di vacanza.
Ci auguriamo che questo luogo, che richiama tante persone anche da altre località italiane e dall’estero, si distingua per essere un luogo in cui si vive, come ci dice Papa Francesco, una ecologia integrale: rispetto e salvaguardia della natura, ma anche rispetto e salvaguardia dei rapporti autenticamente umani, della fraternità: si tratta non solo di preservare dall’inquinamento fisico l’acqua del mare e la sua splendida spiaggia, ma di fare in modo che questo ambiente sia luogo di incontro, di amicizia, di pacifica convivenza, di fraternità. Restiamo inorriditi nel vedere che a volte, come capita nel Mediterraneo, quando non c’è rispetto per l’umanità, il mare diviene tomba per tanti esseri umani che fuggono dai loro paesi perché costretti dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione.

Grandi cose Dio ha fatto per noi. Oltre alla vita e al creato, ci dona la sua amicizia e la possibilità di entrare, come Maria, nella vita eterna, la vita piena e bella che non avrà mai fine. Questa in effetti è la nostra grande vocazione: siamo fatti non per concludere la nostra esistenza su questa terra, ma per entrare nel regno dei cieli attraverso la risurrezione finale. In questa prospettiva Maria si pone davanti a noi come un segno di consolazione e di sicura speranza: lei è come una bussola, un faro che indica la via da seguire, la direzione per raggiungere la meta. Si tratta di compiere la stessa strada che ella ha percorso: è la strada della fede, della fiducia in Dio nostro unico salvatore e, inseparabilmente, la strada della carità, cioè dell’amore fraterno verso tutti e particolarmente verso i più poveri, i più deboli e sofferenti, amore che si concretizza nelle opere di bene, di solidarietà di misericordia.

Maria Ss., che nella nostra Diocesi veneriamo come “Madonna della speranza” e la cui effige si trova qui stasera in mezzo a noi, ci benedica tutti: ci renda consapevoli dei doni che il Signore ci ha elargito, tenga viva la nostra speranza e ci accompagni con la sua intercessione nel cammino verso la patria eterna. Così sia.