Omelia nella Veglia di Pentecoste (Cattedrale di Senigallia, 26 maggio 2012)

Senigallia, 26 maggio 2012

1. In questa veglia di preghiera il nostro pensiero, il nostro sguardo, la nostra attenzione sono rivolti allo Spirito Santo. La Pentecoste è festa dello Spirito Santo, è anche festa per la Chiesa, festa per tutti noi: il Signore ci dona il suo Spirito per cambiare i nostri cuori, per rinnovare la Chiesa, per trasformare il mondo.
Quando lo Spirito Santo discese sugli apostoli e su Maria riuniti in preghiera nel cenacolo di Gerusalemme si compirono almeno due miracoli.

2. Il primo miracolo è quello dell’unità. Appena ricevuto lo Spirito gli apostoli uscirono dal cenacolo e cominciarono a parlare annunciando il Vangelo. C’erano persone che appartenevano a popoli diversi e che parlavano lingue diverse: eppure, grazie al dono dello Spirito, capiscono gli apostoli, ognuno nella propria lingua: si incontrano, si accolgono e diventano una comunità pur essendo diversi. Attraverso il battesimo lo Spirito Santo li costituisce membra di uno stesso corpo, distribuendo loro come vuole i suoi doni perché servano all’utilità comune (cf. 1Cor 12,1-11.27-31). E’ così che nasce la Chiesa, la Chiesa come comunione, corpo di Cristo, di cui l’anima, il principio vivificatore, è lo stesso Spirito Santo.
Lo Spirito Santo vuole l’unità, opera l’unità. E’ Lui che unisce il Padre col Figlio nell’unico Amore del Dio trinitario. E’ Lui che ci unisce a Cristo, tanto che San Paolo può dire: “Voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,8). E’ Lui che pur nella nostra diversità e molteplicità di doni ci unisce profondamente tra di noi, ci fa essere un solo corpo..
Nel secondo anno del suo cammino il nostro Sinodo ha avuto modo di riflettere, di interrogarsi, di cercare insieme le vie attraverso cui la chiesa diocesana possa avvicinarsi sempre più a questa che è la sua vera identità e vocazione: essere comunione degli uomini con Dio e comunione degli uomini tra loro.
Vogliamo chiedere allo Spirito Santo che ci aiuti ad attuare quanto nel Sinodo è stato suggerito e deliberato; ci aiuti a fare in modo che il documento approvato sulla comunione trovi generosa e convinta attuazione da parte di tutte le realtà della nostra Chiesa locale: sacerdoti, diaconi, laici, religiosi/e, parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti.

3. Un secondo miracolo è poi avvenuto a Pentecoste: il miracolo della missione. Ricevuto lo Spirito Santo, gli apostoli sono stati resi capaci di rendere testimonianza al Crocifisso risorto, così come era stato chiesto loro: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre…, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza” (Gv 15,26-27). Con la forza dello Spirito gli apostoli cominciano ad andare in tutto il mondo allora conosciuto, mettendo in pratica il comando del Signore: andate ed annunciate il Vangelo ad ogni creatura (cf. Mc 16,15).
Oggi anche alla nostra Chiesa il Signore dice: siate miei testimoni, andate e predicate il Vangelo a ogni creatura. Ecco il mandato che in maniera tutta particolare la nostra Chiesa che è in Senigallia vuole cogliere in quest’ultima fase del Sinodo Diocesano, fase dedicata, appunto, alla missione. Andate ad annunciare l’amore di Dio alle persone che incontrate. Andate alla ricerca dei fratelli e delle sorelle che si sono allontanati; percorrete tutti i sentieri dove è possibile incontrarli; cercateli, amateli con la passione del cuore di Dio.

4. Questa sera lo Spirito viene a portarci fuori, come il profeta Ezechiele, e ci depone in una pianura piena di ossa inaridite (Ez 37,1-14). La parola di Dio non nasconde la realtà della nostra vita e quella del mondo in cui viviamo; ce la fa vedere, ma non per deprimerci sebbene per renderci consapevoli.
In effetti la vita del mondo sembra talora proprio come quella valle, una pianura di uomini e donne inariditi nel cuore e nello spirito, perché dominati dalle cose, dall’egoismo, dall’individualismo. Il mondo è pieno di gente che vive in una situazione di aridità per una carente vita affettiva, per mancanza di fede e di valori che non si riesce a percepire o a vivere, per il lavoro che manca o che non è dignitoso, per l’incapacità di usufruire di un tempo che sia vera festa. Risuona nella nostra società il gemito inascoltato di tante situazioni di fragilità: malati, poveri, carcerati, anziani lasciati soli, stranieri disprezzati e respinti, persone sfiduciate che vivono ai margini della vita civile, perché private dei diritti di cittadinanza o perché , comunque non si sentono di impegnarsi per il bene comune.
Ecco la missione: portare la nostra testimonianza del Signore risorto in questi ambiti che caratterizzano il vissuto quotidiano. Sulla scia del Convegno ecclesiale di Verona il nostro Sinodo ne ha presi in considerazione cinque: la vita affettiva, la tradizione, il lavoro e la festa, la fragilità, la cittadinanza.
Il Signore questa sera ci dice: non abbiate paura, non tiratevi indietro, non chiudetevi in voi stessi. Se non sappiamo che cosa dire o che cosa fare, è lo Spirito stesso che viene incontro alla nostra debolezza. Egli intercede per noi presso Dio, perché sa quello di cui abbiamo bisogno. Lo Spirito Santo rende tutti profeti, donne e uomini che sanno far sgorgare da se stessi fiumi di acqua viva, attinta dallo stesso Spirito della Pentecoste, spirito di sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, spirito del timore di Dio.
Il mondo ha bisogno di persone che guariscono la propria aridità e sanno parlare all’aridità degli altri, perché da una pianura di gente inaridita e divisa possa nascere un popolo di donne e di uomini che si vogliono bene, che ritrovano e costruiscono l’unità. Lo Spirito ci guarisce dalle nostre infermità, ci fa rivivere, ricompone e ricostruisce la nostra umanità, ci rinnova nell’intimo, nei sentimenti, nelle abitudini; ci dà un cuore nuovo, toglie da noi il cuore di pietra e ci dà un cuore di carne (cf.Ez 36,26). Allo stesso tempo rinnova la nostra Chiesa, crea l’unità, lancia i credenti nella missione, dà la capacità di rendere testimonianza, dà la forza di superare gli ostacoli all’evangelizzazione, vincendo lo scoraggiamento e la paura.

Vieni, vieni, Spirito Santo! Cambia il nostro cuore, rinnova, anche grazie al Sinodo diocesano, la nostra Chiesa, rendila un cuor solo e un’anima sola; fa’ che non si rinchiuda in se stessa, ma sia tutta protesa a testimoniare con coraggio la fede e l’amore del Signore perché si realizzi il progetto di salvezza che Dio ha per tutti gli uomini.