Omelia nell’ordinazione dei diaconi permanenti (Cattedrale di Senigallia, 25 novembre 2007)

Senigallia, 25 novembre 2007

1. La Chiesa di Senigallia è in festa: a distanza di 17 anni da quando fu ordinato il primo diacono permanente, oggi il Signore fa dono alla nostra Diocesi di altri quattro fratelli che ricevono la grazia e il ministero del diaconato. La gioia di tutti noi è grande per il dono prezioso che il Signore ci offre: i Diaconi sono in effetti uno dei doni più belli che il Signore possa fare alla sua Chiesa, alle nostre comunità parrocchiali. A Lui vogliamo rendere grazie per questo segno particolarissimo del suo amore per la nostra Chiesa diocesana, per le nostre parrocchie, per gli stessi diaconi e per le loro famiglie.
Il mio più cordiale saluto – che vuole esprimere i sentimenti di stima, di riconoscenza e di affetto – va anzitutto a voi, carissimi Giovanni, Marco, Giancarlo e Bernardino. Allo stesso tempo saluto con gratitudine le vostre spose che vi accompagnano con il loro consenso in questo importante passo della vostra vita che state per compiere. Saluto i vostri figli, i vostri parenti e amici. Saluto le comunità parrocchiali dalle quali provenite e che sono qui rappresentate, in particolare, dai vostri parroci, i quali vi hanno sostenuto e incoraggiato nella vostra scelta. Saluto tutti coloro che vi hanno accompagnato nel cammino di discernimento e di formazione verso il sacramento che state per ricevere. Un saluto e uno speciale ringraziamento lo devo al nostro Vicario Generale, Mons.Luciano Guerri, per il suo generoso e fattivo impegno come responsabile del servizio del Diaconato.
Entriamo con fede in questa celebrazione liturgica perché lo Spirito del Signore ci illumini sul mistero di grazia che stiamo per vivere.

2. In questa domenica, che è l’ultima dell’anno liturgico, celebriamo la solennità di Cristo Re. Il racconto della crocifissione nell’odierna pagina del Vangelo di Luca (23,35-43) evidenzia in modo altamente significativo la regalità di Gesù crocifisso, che proprio sulla croce è proclamato re: “C’era una scritta sopra il suo capo: ‘Questi è il Re dei Giudei’” (23,37).
Questa regalità, così sorprendente e addirittura sconvolgente, rifiutata e schernita dai soldati e da uno dei malfattori anch’esso crocifisso, con sorpresa è riconosciuta dall’altro malfattore: “Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.
Gesù dunque è re, ma è un re assolutamente diverso da tutti i regnanti e governanti della terra. E’ un re senza trono, senza scettro, senza eserciti, senza armi, senza ricchezze. E’ un re crocifisso, sfigurato, piagato, sconfitto. Sconfitto per amore. E’ un re che manifesta la sua grandezza e il suo potere nell’amore. E’ un re che, per amore, si mette al servizio. E perciò lo troviamo a lavare i piedi degli apostoli, ad accogliere i peccatori, gli ammalati, gli umili, i diseredati, ad andare in cerca della pecorella smarrita. Gesù esercita la sua regalità attraverso il servizio: per lui regnare significa servire. Tutto quello che dice o fa è un servizio. Tutta la sua vita è un servizio reso al Padre e ai fratelli.

3. Se ci si chiede chi è il diacono e che cosa deve fare il diacono, la risposta è semplice. Il diacono è colui che serve. Il diacono è un discepolo del Signore Gesù che è chiamato ad entrare in intimità di vita con lui e a renderlo visibile nella comunità come colui che serve. In altre parole il diacono è chiamato ad essere come una “copia” di Gesù: Gesù si è messo al servizio del Padre e dei fratelli, così fa anche il diacono.
E’ vero che tutti i cristiani e perciò tutti i membri della Chiesa sono chiamati ad imitare il Signore Gesù in questa dimensione del servizio. Ma il diacono riceve un sacramento, una grazia speciale dello Spirito Santo, perché tutta la sua vita sia un servizio.
Con la sua consacrazione il diacono si mette al servizio della Chiesa, per aiutare il Vescovo e il suo presbiterio nell’annuncio del Vangelo, nella celebrazione dell’Eucaristia e delle altre azioni liturgiche, nella testimonianza della carità particolarmente verso i sofferenti e i bisognosi.
Ma al di là di tutto ciò che concretamente il diacono potrà fare, il senso della sua presenza nella Chiesa è quello di essere segno e perciò costante richiamo a tutti i membri della comunità cristiana perché essi stessi vivano la dimensione del servizio.
Il diacono, ad esempio, ricorda allo stesso Vescovo e al Sacerdote che essi sono stati ordinati per il servizio alla Chiesa. Il Vescovo, quando ha accanto il diacono, capisce o si ricorda che la sua presidenza non è un comandare, ma un servire. Così il sacerdote che presiede l’eucaristia, se ha un diacono vicino, deve ricordare che anche la sua presidenza deve essere un servizio.
Peraltro, se il Vescovo e il sacerdote hanno bisogno dalla testimonianza del diacono, il diacono a sua volta ha bisogno del Vescovo e del sacerdote perché si ricordi che il suo servizio è per Gesù Cristo, viene da Gesù Cristo e deve condurre a Gesù Cristo.
Quanto si dice per il Vescovo e i sacerdoti, vale anche per i fedeli laici: la testimonianza del diacono ricorda loro che anch’essi, per essere veri discepoli di Cristo, devono impegnarsi nel servizio di Dio e dei fratelli.

4. Carissimi diaconi, per esercitare proficuamente il vostro servizio occorre che viviate giorno dopo giorno il vostro rapporto di amore con il Signore Gesù: per servire la Chiesa e i fratelli con lo steso amore e con la stessa dedizione di Cristo, bisogna essere strettamente uniti a lui.
Vi chiedo allora di curare anzitutto la preghiera: da oggi vi impegnate a celebrare compiutamente ogni giorno la preghiera della Chiesa, la liturgia delle ore, ricordando che chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto. La preghiera sia l’anima, il rifugio in cui trovate le radici del vostro “sì” e le ragioni, sempre nuove, del vostro servizio. Nella preghiera sta la nostra forza e la nostra pace: senza di essa nulla riesce e nulla giova nel ministero. Il fare e l’amare gli altri, il servizio pastorale, la missione, la forza di restare fedeli alle promesse che oggi fate, dipendono dalla preghiera, perché solo se Dio abita in voi, voi potete abitare la vita degli uomini, dei poveri e dei sofferenti, di chiunque cerca in voi la parola e il gesto di amore, di misericordia e di amicizia.
Con la grazia dello Spirito Santo che tra poco riceverete e trasformerà la vostra vita, esercitate con fiducia il ministero, là dove, nelle parrocchie, sarete inviati dal Vescovo: servendo il Signore all’altare, predicando il Vangelo, visitando e amando i fratelli, testimoniate l’amore e la sollecitudine del Vescovo e della Chiesa verso tutti, specialmente verso coloro che si trovano in situazione di difficoltà.
A nome della nostra Chiesa vi ringrazio di cuore per la vostra disponibilità. Il Vescovo, i Sacerdoti, le nostre parrocchie contano molto su di voi. Tutti noi vi accogliamo con gioia, con affetto grande e con la preghiera. Non abbiate paura. Il Signore Gesù, Re dell’universo, è con voi e vi promette il suo regno: vi faccia gustare la gioia di essere al suo servizio e al servizio dei fratelli che egli ama. Così sia.