Omelia nell’Ordinazione diaconale di Leonardo Pelonara (Cattedrale di Senigallia, 2 luglio 2011)

Senigallia, 2 luglio 2011

1. “Benedirò il tuo nome per sempre, Signore… Misericordioso e pietoso è il Signore”: così abbiamo acclamato nel Salmo responsoriale (Sal 144). Davvero dobbiamo rendere lode al Signore sempre, ma in particolare per questo momento di grazia che stiamo vivendo insieme. Lodiamo e benediciamo il Signore perché nella sua bontà e misericordia chiama Leonardo al ministero e oggi gli conferisce la grazia del Diaconato. Nel cammino che lo porterà ad essere sacerdote di Cristo, pastore secondo il suo cuore, oggi Leonardo viene configurato allo stesso Signore Gesù che si fece servo degli uomini per renderli figli di Dio, partecipi della vita divina.

2. Caro Leonardo, non è per caso che oggi ti trovi qui, davanti all’altare per dire al Signore il tuo “eccomi”; non è per caso che il tuo cammino di vita ha qui il suo incontro irreversibile con questo dono straordinario che è il diaconato: è il Signore stesso che ti ha scelto, ti ha provato e ti ha ricolmato della sua benevolenza. Non è per i tuoi meriti che il Signore ti fa il grande dono di chiamarti al ministero, rendendoti più intimamente e totalmente unito a sé, partecipe della sua vita. Il Signore ti dà la possibilità di entrare nella pienezza del suo cuore – un cuore mite e umile, come egli stesso rivela nel Vangelo odierno (Mt 11,29) – perché tu abbia un cuore simile al suo, un cuore aperto, un cuore capace di amare come lui ama.

3. Ma che cosa avviene in te stasera con questa ordinazione? Certamente tu lo sai, ma è utile ricordarlo e dirlo ad alta voce anche per tutti coloro che partecipano a questa celebrazione. La grazia dello Spirito Santo che stai per ricevere opera in te come una nuova creazione, cambia la tua vita, da cui conseguono quattro impegni fondamentali.

a) Servizio. La parola diacono, come è noto, vuol dire servo. Con il diaconato la tua vita è chiamata a mettersi in servizio. In realtà tutta la Chiesa è chiamata a servire; ma nella Chiesa il diacono è chiamato a vivere questo sevizio in maniera esemplare, sacramentale, così da essere di richiamo, di stimolo a tutta la comunità dei credenti. In fondo si tratta di imitare la scelta fondamentale di Gesù, che si è fatto servo: è venuto in mezzo a noi non per essere servito, ma per servire. Per essere immagine, trasparenza del Signore Gesù, bisogna abbracciare la logica dell’amore, che si oppone a quella dell’interesse personale, della carriera, dell’avanzamento.
In pratica, sempre sull’esempio di Gesù, che ha detto “imparate da me che sono mite e umile di cuore”, bisogna farsi piccoli. L’umiltà non consiste tanto nell’essere piccoli (e magari arroganti nello stesso tempo) e neppure nel dichiararsi piccoli (e magari senza crederlo veramente), ma nel farsi piccoli, ad imitazione di Colui che è sceso tra noi, si è fatto piccolo per donarsi agli uomini, e si è messo a lavare i piedi ai discepoli. Il diacono si mette al servizio e si fa piccolo, per amore.
In un mondo in cui tutto è mercificato, tutto tende ad essere retribuito e organizzato secondo il calcolo, il profitto e l’interesse, il servizio gratuito e disinteressato è la profezia e il profumo di una nuova civiltà, è il segno e la promessa di una gioia profonda che rende feconda la vita.

b) Celibato. Una seconda cosa che oggi succede nella tua vita è quella che ti crea maggiore trepidazione rispetto alle altre: è il tuo impegno a vivere nel celibato. Il rito di ordinazione lo spiega come “segno di una dedizione totale” a ciò che il Signore ha pensato per te e al progetto che la Chiesa ha su di te. Il celibato non significa amare di meno, ma amare di più.
Occorre un cuore che sia pulito, pieno di amore vivo e forte per il Signore. Allo stesso tempo un cuore vero e tenero per la gente reale, per la Chiesa.
Non aspettarti che il Signore sia sempre sveglio al momento in cui lo cerchi, che la gente sia sempre amabile, che la Chiesa sia sempre ammirevole. Non cercare che molti ti capiscano, ti approvino, ti applaudino: devi solo amare, nonostante tutto.

c) Incardinazione. Con l’ordinazione vieni incardinato nella nostra Chiesa di Senigallia. Ti metti al servizio di questa Chiesa particolare. L’incardinazione non è una gabbia, ma un legame con le radici, un legame di comunione soprattutto con il Vescovo. Tra poco metterai le tue mani nelle mie, promettendo, secondo la formula liturgica, “filiale rispetto e obbedienza”. In realtà questa formula significa o dovrebbe significare molto di più: deve intendersi anche come amicizia, confidenza, sintonia, schiettezza (parresia), onestà, stima reciproca e anche perdono vicendevole. L’incardinazione vuol dire che la Diocesi e il Vescovo possono contare su di te.

d) Liturgia delle Ore. Per ultimo, in questa ordinazione ti viene consegnata in modo solenne la Liturgia delle Ore. E’ questo un servizio fondamentale che svolgerai a partire dal diaconato: quello di pregare per la gente, pregare con la Chiesa e per la Chiesa. E’ vero che come diacono svolgerai anche altri servizi nel campo dell’annuncio della Parola, della testimonianza della carità e nello stesso ambito della liturgia. Ma la preghiera rimane un compito primario e fondamentale. Peraltro, la Liturgia delle Ore, fatta a nome della Chiesa e per la Chiesa, non deve dispensare dalla preghiera personale, che è il cuore, il segreto della vita spirituale.
Soprattutto come Diacono avrai un rapporto nuovo con l’Eucaristia. E’ con il contatto con il Corpo e Sangue di Cristo che potrai conformare sempre più la tua vita a Cristo, facendoti servo, servo per amore. E’ dall’Eucaristia che si attinge la forza per amare come il Signore ama. E’ nell’Eucaristia che sta la fonte e la radice della vita cristiana e in particolare del ministero ordinato.

4. Caro Leonardo, in questo momento così importante della tua vita, ti accompagniamo con il nostro affetto e la nostra preghiera. Da parte mia desidero ringraziare tutti coloro che ti sono stati vicini in questo cammino di preparazione agli Ordini Sacri, un cammino abbastanza lungo e non sempre agevole. Come non ringraziare anzitutto i tuoi genitori, coloro che ti hanno trasmesso la vita! La gioia più grande per dei genitori è sapere che i loro figli sono felici, anche se non avevano potuto prevedere o immaginare la loro scelta di vita. Ringrazio la parrocchia e il parroco di Chiaravalle dove è germogliata la tua vocazione; grazie anche alle altre parrocchie dove hai prestato il tuo servizio e agli altri sacerdoti che hai incontrato nel tuo percorso di formazione. In particolare esprimo viva gratitudine ai formatori e agli educatori del Seminario Regionale e del Collegio Capranica per il prezioso aiuto che ti hanno dato nel tuo cammino vocazionale. Il mio augurio, il nostro augurio, è che lo Spirito del Signore ti ricolmi di gioia e ti conservi nella gioia di un servizio che è per noi motivo di viva speranza.
Maria, la madre di Cristo e della Chiesa, la serva del Signore, sostenga il tuo proposito e ti accompagni sempre nel tuo ministero. Aiuti anche tutti i giovani della nostra Chiesa senigalliese che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata a dire con generosità il loro si. Così sia.