L’Apostolo Paolo, nel testo proposto dalla seconda lettura, raccomanda al discepolo Timoteo di custodire con cura il dono di Dio ricevuto (il ministero), come “bene prezioso che gli è stato affidato”, un custodia, quella suggerita dall’Apostolo, che deve “ravvivare” il dono, metterlo in condizione di continuare a offrire i benefici di cui è portatore. Una custodia che non è quella del servo della parabola, il quale per paura ha nascosto nella terra il talento ricevuto, ma una custodia che ravviva il dono, lo mette in condizione di portare i frutti buoni che lo fanno apprezzare agli occhi del Signore e della gente.
Nelle parole di Paolo il dono ricevuto da Timoteo non risulta tra quelli da abbandonare nel cassetto della dimenticanza, ma da custodire nel cuore e tenere bene in vista, perché è un “bene prezioso” per la sua vita e per la vita degli altri.
L’esortazione di Paolo risulta preziosa anche per voi, Andrea e Filippo, ai quali questa sera il Signore affida “il bene prezioso” della diaconia. “Prezioso” per il Signore Gesù, perché può contare su di voi per continuare anche oggi, nella nostra Chiesa, a favore delle persone che abitano questo territorio, la diaconia del suo amore che non si risparmia, che offre libertà e serenità alla nostra esistenza.
“Prezioso” per voi, perché in questo dono avete riconosciuto l’amore generoso e fedele del Signore, che vi ha accompagnato nel cammino della vostra esistenza, fino ad accogliere con fiducia la sua chiamata a condividere con Lui, la sua passione per il Regno di Dio e per gli uomini e le donne che abitano questa terra.
“Prezioso” per le vostre famiglie, per le comunità in cui siete cresciuti nella fede e dove avete prestato il vostro servizio, perle persone che vi hanno accompagnato nel cammino di discernimento vocazionale e di preparazione al sacerdozio , perché riconoscono con gioia il frutto bello del loro impegno, fatto di generosa dedizione, di accompagnamento sapiente e paziente.
“Prezioso” per la nostra Chiesa perché può contare sulla disponibilità di due giovani nel mandato che il Risorto le affida, quello di testimoniare la “gioia del Vangelo”, quella gioia che sperimentano le persone che accolgono Gesù di Nazareth, il Risorto, il Vivente, il datore della vita bella, buona e felice. “Prezioso” infine per le persone che saranno raggiunte dalla vostra diaconia, quella di una carità che si lascia modellare dallo stile di Gesù, il Samaritano buono, che non passa oltre la sofferenza delle persone, ma che se ne fa carico generosamente; quella di un annuncio della Parola di Dio, che consentirà al Signore di parlare al cuore delle persone, dei giovani vostri coetanei, di aprire questi cuori all’ascolto di questa parola, pieno di fiducia e obbediente.
Come vivere questa diaconia? L’Apostolo Paolo vi invita a ravvivare ogni giorno il dono che il Signore questa sera vi fa, a consentirgli di portare i frutti buoni che porta con sé, a custodirlo come bene apprezzato per quello che è in grado di offrire: l’amore ricco di misericordia di Dio che ricrea la nostra vita, la riscatta dal male che in tanti modi la avvilisce.
Gesù nel vangelo vi ricorda che del servizio che Lui vi affida restate servi, non padroni, “servi inutili”, non perché le vostre prestazioni non servono a nulla, sono insignificanti, ma perché non possono essere intese come esibizione della vostra persona, ricerca di un utile per voi, ispirate da quello che decidete voi, che vi appaga facilmente (espressione di quella “mondanità spirituale” che Papa Francesco spesso denuncia), ma ciò che serve il vangelo, aiuta le persone a riconoscere di essere amate dal Signore, a prestargli l’ascolto obbediente e fiducioso, a voler bene e essere generose, “in uscita” da sé, dai propri egoismi e dalle proprie paure, a farsi carico degli altri, con le loro gioie e fatiche, soprattutto di chi è povero, bisognoso di tanti aiuti.
Questo è il tipo di diaconia che Gesù, il Figlio, ha mostrato con la propria vita e che propone a voi suoi amici, invitati da Lui a seguirlo. Anche voi questa sera, come i discepoli, chiedete a Gesù di “accrescere la vostra fede” in Lui, perché, anche se piccola come un “granello di senape”, ispiri e guidi la vostra diaconia, perché assomigli sempre di più alla sua diaconia. Per questa richiesta potete contare sulla preghiera di tutta la nostra chiesa di Senigallia, che ringrazia il Signore per il dono che ha ricevuto.