Ordinazione diaconale di Riccardo Lenci – 17 novembre 2018

La parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci sorprende per l’accostamento di situazioni che appaiono contrastanti, inconciliabili: il profeta Daniele parla di “un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni” e aggiunge che proprio “in quel tempo sarà salvato il popolo” che Dio ha a cuore (cfr. Dn. 12,1).

Nel vangelo Gesù sorprende ancora di più, quando, dopo aver segnalato che “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte” (Mc 13,24-25), annuncia la venuta del Figlio dell’uomo “sulle nubi con grande potenza e gloria”, il quale darà mandato ai suoi angeli di “radunare i suoi eletti” da ogni angolo della terra” (cfr. Mc 13,24-27).

E Gesù, dopo il suo racconto, invita all’attesa e alla vigilanza (“imparate… sappiate”), raccontando la parabola, serena e rassicurante, del fico: come i suoi nuovi germogli segnalano l’arrivo dell’estate, così i discepoli, quando vedranno i segni premonitori di cui Gesù aveva parlato in precedenza (guerre, persecuzioni, una grande tribolazione) sappiano che la sua venuta è vicina. Assicura poi che le sue parole, a differenza del  “cielo” e della “terra”, destinati a scomparire, “non passeranno mai”.

Dalla parola di Gesù emerge che il futuro dell’umanità e il nostro personale non è un futuro di distruzione, di morte, ma di vita, attorno a Gesù e che con la venuta del Figlio dell’uomo la storia raggiunge il suo compimento definitivo.

A garantire il nostro futuro non sono quindi le previsioni di qualche indovino o veggente, ma la parola stessa di Gesù, una parola affidabile, perché a differenza di altre parole e del stesso mondo, non verrà meno.

A garantire l’affidabilità della parola di Gesù è il Padre stesso, la sua fedeltà al disegno buono che, prima ancora della creazione del mondo aveva nel cuore, quello cioè che tutti gli uomini e le donne fossero amati da Lui quali figli, come da sempre è amato Gesù, il Figlio.

Per questo il non conoscere i particolari del nostro futuro non deve inquietarci, perché questo futuro è in mani buone, quelle di un Dio che, come abbiamo riconosciuto nella preghiera iniziale della Colletta, “veglia sulle sorti del suo popolo” e quelle di Gesù che, come scrive l’autore della Lettera agli Ebrei, “si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi” (10,12-13).

La richiesta che abbiamo rivolto a Dio Padre nella Colletta (“donaci il tuo Spirito, perché operosi nella carità, attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno”), se ci riguarda tutti, riguarda in modo particolare te, Riccardo, che questa sera dici il tuo desiderio e comunichi la tua decisione, al Signore e alla Chiesa, di condurre la tua esistenza nel servizio della carità, un servizio che apprende da Gesù lo stile del dono di sé («Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire a dare la vita in riscatto per molti”, Mc 10,45), l’attenzione del cuore nei confronti di tutti, in modo particolare delle persone che, ferite in tanti modi, giacciono ai margini della strada della vita, notate da molti, ma soccorse da pochi.

Un servizio che, come è stato per Gesù, non ti occuperà solo per alcune ore, come una normale professione, ma che ti impegnerà per l’intero tempo della tua esistenza.

Questo sarà il tuo modo di attendere la “manifestazione gloriosa di Gesù”; sarà anche il modo con cui aiuterai le persone a fidarsi del Signore Risorto, della sua promessa, a lasciarsi guidare dalla sua parola, a non temere la sua seconda venuta, quella che sancirà la definitiva sconfitta dei suoi nemici, che sono anche in nostri (il male, la morte, il peccato, la solitudine, la paura, il dolore, le lacrime…), ad acconsentire al Signore di raccoglierli attorno a sé come suoi amici.

Perché tu possa vivere questo servizio con libertà e letizia di cuore chiederemo al Padre ancora un volta per te il dono dello Spirito Santo, sapendo che, come ci ha assicurato Gesù, proprio questa è una richiesta che il Padre accoglie ed esaudisce volentieri.