Ordinazione sacerdotale di don Emanuele Piazzai e don Filippo Vici (6 maggio 2017)

Il brano evangelico presenta una parabola raccontata da Gesù (Gv 10,1-5) e la sua spiegazione (Gv 10,6-10). Diversi i protagonisti: le pecore, il guardiano, il ladro e il pastore. La spiegazione di Gesù si concentra sulla “porta delle pecore”, della quale vengono proposte due interpretazioni. Nella prima Gesù presenta se stesso come la porta che dà accesso al recinto delle pecore: Gesù è la porta nel senso che, per aver cura del gregge, bisogna passare attraverso lui. Nella seconda spiegazione Gesù si presenta come la porta attraverso la quale passano le pecore stesse per andare al pascolo: Gesù è la porta, nel senso che è l’unica porta che apre alla vita.

Gesù conclude la spiegazione della parabola mettendo in evidenza il contrasto tra lui che va dalle pecore per «portare la vita in abbondanza» e il ladro che invece va per «rubare, uccidere e distruggere».

Gesù, con le immagini del pastore e della porta, ci rivela ancora una volta che solo lui ci fa dono della vita “in abbondanza”. Gesù è il pastore che conosce il nostro nome, il nostro cuore, con le sue paure, incertezze e speranze, la nostra storia personale, con le sue difficoltà, attese e delusioni, con i suoi traguardi raggiunti e con le sue sconfitte; è il pastore che “ci guida per il giusto cammino” (Sal 23,3), verso la felicità senza fine (Sal 23,6), “alle fonti dell’acqua della vita” (Ap 7,17).

Lui è la porta che ci apre sulla vita, attraverso la quale entriamo nella vita, per sempre. Di fronte all’offerta di questa vita ci viene chiesto di seguire solo questo pastore, che è Gesù, di dare ascolto solo alla sua voce, di varcare solo questa porta, perché solo questo pastore non inganna né ruba la vita, ma la offre in abbondanza, perché la sua è una voce amica, che ci conduce ai pascoli della vita e perché, solo attraversando questa porta, abbiamo accesso a quella vita, dove il male e la morte sono definitivamente messi fuori gioco.

Emanuele e Filippo Gesù è il vostro pastore, un pastore che conosce il vostro nome, la vostra storia, è il pastore che desidera che “abbiate la vita in abbondanza”. Per questo, fin da quando siete venuti al mondo, vi ha presi per mano e cammina davanti a voi. Lo ha fatto grazie alla vostra famiglia, alle comunità dove siete cresciuti, ai sacerdoti che vi hanno accompagnato nel vostro cammino di fede e di discernimento vocazionale, ai tanti amici che hanno condiviso con voi il cammino della fede. Voi vi siete sentiti amati da questo pastore, avete riconosciuto che la sua voce non era quella di un estraneo o, peggio, quella di un ladro che voleva rubarvi la vita. Per questo vi siete lasciati condurre da lui, avete accolto il suo invito a seguirlo, a condividere il suo desiderio di offrire alle persone “la vita in abbondanza”.

Oggi l’invito di Gesù e la vostra decisione di accogliere il suo invito si compiono, perché il Risorto fa dono anche a voi dello Spirito Santo che, la sera del primo giorno dopo il sabato di tanti anni fa, ha offerto ai discepoli; vi affida, come ha fatto tanti anni fa con Pietro, sulla riva del lago, le “sue pecore”, quelle che Lui ama e per le quali ha dato la vita, perché anche voi vi prendiate cura di loro, come continua a fare Lui.

Siate contenti di questo dono, apprezzatelo sempre, non solo oggi, dove tanta gente vi è vicino con il calore dell’affetto e manifesta tutto il proprio apprezzamento per la vostra decisione, ma anche quando il numero delle persone che accolgono i vostri inviti, aderiscono alle vostre proposte, sarà ridotto e forse anche un po’ deludente, anche quando incontrerete resistenze e chiusure.

Lasciatevi sempre guidare dallo Spirito del Risorto, perché anche voi siate in grado di conoscere le persone, non solo il loro nome, ma anche la loro storia, le loro gioie e speranze, le loro sofferenze e delusioni, le loro paure, con la stessa conoscenza di Gesù, una conoscenza che genera fiducia, dà speranza e crea le condizioni dell’ascolto.

Nell’esercizio del ministero non sarete soli, perché con voi ci saranno altri presbiteri, che con il Vescovo (anzi da noi con due Vescovi), oggi vi accolgono con gioia e fiducia nel presbiterio, che è un po’ la nostra casa, dove, me lo auguro, come raccomanda l’Apostolo Paolo, ci si aiuta ad “ad amarsi gli uni gli altri con affetto fraterno, e a gareggiare nello stimarsi a vicenda” (Rm 12,9-10).

Che il Signore Risorto porti a compimento l’opera buona che ha iniziato in voi e le opere buone, che grazie a voi, desidera compiere a favore delle persone che incontrerete nel vostro ministero. Questo perché la gioia, vostra, delle persone che vi sono care, della nostra Chiesa di Senigallia, la gioia che ci porta a rendere grazie al Signore, non sia solo di questa sera, di breve durata, ma accompagni i giorni della nostra vita.

Non è solo un augurio, ma è la preghiera che rivolgiamo insieme al Padre del cielo, con Gesù, la porta che apre alla vita, il pastore buono della nostra vita, perché così sia.