«Voi non abbiate paura! So che cercate il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto» (Mt 28,5-6).
Queste le parole rivolte dall’angelo a Maria di Magdala e all’altra Maria, che all’alba del sabato si erano recate al sepolcro, dove Gesù era stato deposto il giorno prima. L’annuncio che Gesù non giaceva più nel sepolcro, perché risorto non aveva tuttavia dissolto del tutto i timori delle donne. L’evangelista Matteo annota che «abbandonando in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli». Anche Gesù risorto, incontrandole poco dopo, le inviterà a “non temere”.
Come interpretare questo insieme di “gioia grande e timore”? Alle due donne succede quello che accade a noi quando siamo raggiunti da una notizia tanto bella quanto inattesa e, soprattutto, insperata, tanto da temere che sia “troppo bella per essere vera” e avertiamo il bisogno di ulteriori conferme, di assicurazioni riguardo alla veridicità di quanto ci è stato comunicato o è accaduto. Maria di Magdala e l’altra Maria la conferma della bella notizia comunicata dall’angelo la riceveranno da Gesù stesso, il Maestro amato, che interromperà momentaneamente la loro corsa verso i discepoli. I gesti che le due donne compiono alla vista di Gesù («si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono») fanno pensare che il timore ha lasciato il posto alla gioia grande nel loro cuore.
Di questi tempi, quanto è accaduto nel nostro territorio e quanto sta accadendo nel mondo continua a provocare nel nostro cuore tante e grandi paure, che spesso finiscono per impedire la possibilità di gustare la gioia, la serenità, d’intravedere una speranza su cui investire le tante ripartenze nella vita, richieste da situazioni di morte, di difficoltà grandi, di sconfitte dolorose. Anche noi abbiamo bisogno che qualcuno ci venga incontro, ci inviti a non temere, a non cedere alle paure, perché porta notizie buone, che resistono alle prove della vita, che incoraggiano ancora una volta una ripartenza.
Il mio augurio, rivolto a tutti, di una “buona Pasqua” è che per ciascuno di noi ci sia una notizia che ci raggiunge, un avvenimento che irrompe nella nostra vita, persone che ci vengono incontro nel nostro cammino, che rappresentano una ragione solida per non continuare a temere per noi, per le persone che ci sono care, per gioire, essere sereni.
Alle donne e agli uomini credenti, l’augurio è che l’annuncio pasquale che Gesù non è rimasto prigioniero della morte, custodito in un sepolcro a cui recarsi come facciamo con i nostri cari defunti, ma è risorto, ha messo fuori gioco la morte con il suo il suo carico di male, di paura, risuoni nuovamente come una buona notizia e sia riconosciuta come motivo per assaporare una “gioia grande”. Anche in questi tempi.
+ Franco, Vescovo
“Il mio augurio vuole essere che nella nostra vita ci siano notizie o presenze di persone che rappresentino per noi delle apertura di speranza. Che non lasciamo spazio al timore ma che lasciamo entrare nel nostro cuore quella gioia che si prova di fronte ad una speranza ritrovata”.