Pentecoste (19 maggio 2024)

Nel vangelo della solennità di Pentecoste (Gv 15,26-27; 16,12-15) Gesù parla dello “Spirito di verità”, che lui “manderà dal Padre” ai discepoli e che “darà testimonianza di lui”, guidandoli a “comprendere tutta la verità” che da soli non sono in grado di comprendere, “di portarne il peso”. Gesù aggiunge che, grazie alla testimonianza dello Spirito di verità, anche i discepoli saranno suoi testimoni («anche voi date testimonianza»). La conferma delle parole di Gesù è data dal testo degli Atti degli Apostoli (cfr prima lettura, At 2,1-11), che raccontano l’annuncio di Gesù risorto, dopo che “sono stati colmati dallo Spirito Santo”.

Cosa dice lo Spirito Santo di Gesù? dice che Gesù è il Salvatore di cui l’umanità ha bisogno, che Gesù, con la sua vita, le sua parole, rappresenta la verità per la nostra esistenza. Questa è la testimonianza che anche i discepoli di Gesù (noi) sono chiamati a portare nel mondo, a dire con la loro esistenza quello che un giorno l’apostolo Pietro ha detto ai capi, agli anziani e agli scribi d’Israele: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4,12).

Quando noi siamo testimoni credibili di Gesù? quando, è S. Paolo a confermarlo nel testo di Gal 5,16-25, proclamato nella seconda lettura, “camminiamo secondo lo Spirito”, ci “lasciamo guidare dallo Spirito”. L’Apostolo precisa che quando ci lasciamo guidare dallo Spirito il “frutto” che produciamo nel cammino della vita è “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Il lungo elenco fatto da Paolo per descrivere il frutto di un’obbedienza allo Spirito possiamo riassumerlo in un’esistenza condotta nell’amore che si fa carico delle persone, diventa servizio, disponibilità nei confronti di chi è in difficoltà, ha bisogno di aiuto. Siamo testimoni di Gesù risorto, quindi, quando la nostra esistenza è guidata dall’amore, da quell’amore che Gesù ha mostrato con la sua vita per le persone, soprattutto per quelle più bisognose.

Lo Spirito Santo ci abilita a questo amore, ci accompagna nel cammino dell’esistenza, ci sostiene nei gesti con cui esprimiamo l’amore di Gesù, la sua cura per le persone. Lo Spirito Santo sostiene, accompagna voi ministri straordinari della comunione, presenti a questa celebrazione, per confermare la vostra disponibilità a “portare la comunione” alle persone inferme, impossibilitate a partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia nella comunità cristiana. Non dimenticate mai che “portare la comunione” è portare Gesù che per amore ha offerto la propria vita per noi, non dimenticate mai che porterete il Signore nelle case, alle persone in difficoltà, che desiderano incontrare il Signore Gesù se vi lascerete portare dal Signore, dal suo amore, se nella vostra esistenza permetterete allo Spirito Santo di portare quel frutto di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo.

Vi lascio Maria come icona a cui ispirarvi nel vostro servizio, la quale, come scrive l’evangelista Luca, «in qui giorni si alzò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda» (Lc 1,39). Maria “va in fretta” dalla cugina Elisabetta, per assisterla negli ultimi mesi della sua inaspettata e sorprendente gravidanza, portando in grembo il Figlio di Dio e, allo stesso tempo, lasciandosi guidare dal Figlio di Dio, a cui stava dando, da poco, un corpo umano.

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