Quarta domenica di Quaresima (26 marzo 2017)

La cecità dei farisei fa pensare. I farisei sono persone sinceramente credenti, impegnate a osservare e a far osservare la legge di Dio. Eppure, in nome della loro fede, del modo con cui si muovono all’interno dell’esperienza credente, non sanno riconoscere Dio all’opera nella storia degli uomini.

Questa cecità è l’espressione di un’incredulità – l’“incredulità del credente” – che nasce dalla pretesa di “sapere” Dio, “comprendere” la sua azione a partire dalla propria immagine di Dio, di “misurare” Dio con la misura della propria sapienza. Questa cecità rappresenta il “peccato” che impedisce a Gesù di intervenire, che non può essere illuminata dalla sua presenza (“il vostro peccato rimane”).

La cecità del cieco, invece, non crea alcun impedimento a Gesù, perché è una cecità riconosciuta, confessata (“non so…”), una cecità che si lascia prendere per mano e si lascia condurre. Per questo l’approdo è la guarigione e la fede.

L’uomo guarito dalla cecità ci suggerisce di stare di fronte a Gesù, a Dio, «solo con la sobrietà dell’ascolto, povero e consapevole della propria creaturalità» (Sr. Cristiana Maria). Questo è il solo modo di “vedere” Gesù, di riconoscerlo come nostro Signore, di consentire a Dio di manifestare le sue opere a nostro favore.

Gesù diventa luce della nostra vita e la sua parola “lampada per nostri passi”, se/quando

  • Confessiamo la nostra cecità: «Quanto cose Signore non so, non comprendo di me, di Te, della tua parola, delle persone che mi sono vicine, che incontro ogni giorno, della tua presenza tra gli uomini e della tua azione a loro favore, di ciò che rappresenta il bene autentico per la mia vita».
  • Rinunciamo alla pretesa di misurare la realtà, Dio, la sua parola, le persone, a partire da noi, dalla nostra sapienza, dal nostro modo di considerare le cose.

La Quaresima: tempo in cui confessiamo a Dio le tante forme della nostra cecità, perché la guarisca e il tempo in cui impariamo a lasciar illuminare il nostro sguardo e il nostro cuore dalla luce portata da Gesù e che è Gesù. Come abbiamo chiesto nella preghiera iniziale a Dio, Padre della luce: «non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo, e crediamo a lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore».

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