Solennità di Maria Assunta in Cielo (15 agosto 2021)

In una preghiera, cara a tante persone – la “Salve Regina” – , rivolgiamo a Maria una precisa richiesta: «Mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno». Sappiamo che dietro tutte le nostre richieste che esprimiamo nella vita sta il desiderio di poter ottenere qualcosa che riteniamo importante, ma che al tempo stesso non siamo in grado di procurarci da soli. La richiesta dice che abbiamo bisogno dell’aiuto di altri.

Questo accade (dovrebbe accadere) anche nella richiesta che rivolgiamo a Maria, Madre della misericordia, nella preghiera della “Salve Regina”. Se vi pensiamo bene si tratta di una richiesta inusuale e impegnativa.

Inusuale perché non chiediamo a Maria, come facciamo normalmente, il suo aiuto per la vita presente, ma un “regalo” per la vita futura, per quella vita che, come ci assicura la fede, prosegue dopo la conclusione della nostra vita sulla terra (“dopo questo esilio”). A ispirare la richiesta è certamente il desiderio che la nostra vita non soccomba alla morte che, come, scrive l’apostolo Paolo nella Lettera ai Corinti appena proclamata (cfr 1Cor 15,20-27a) “è entrata” nella storia degli uomini («se per mezzo di un uomo venne la morte per mezzo di un uomo… Come infatti in Adamo tutti muoiono…»).

La richiesta non è solo inusuale, ma anche impegnativa, perché esige che a ispirarla non sia solo il desiderio di “non morire”, ma anche il riconoscimento che questo desiderio trova una reale risposta da parte di qualcuno. L’apostolo Paolo, dopo aver riconosciuto che la morte non risparmia nessuno (“tutti muoiono”), aggiunge che «per mezzo di un uomo verrà la risurrezione dei morti… così in Cristo tutti riceveranno la vita». A ispirare le parole dell’Apostolo è la consapevolezza, garantita dalla fede, che «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti« e che la morte, l’ultimo nemico con il quale dobbiamo fare i conti, “sarà da lui annientata”.

Ci chiediamo: a ispirare la nostra richiesta a Maria c’è la consapevolezza della fede che Gesù risorto rappresenta l’inizio (“la garanzia”) di un storia nuova, dove non trova più posto la morte?

Riconoscere questo non costituisce solo una “garanzia”  per il futuro (un specie di polizza assicurativa), ma anche la possibilità di vivere in modo diverso la vita sulla terra, di viverla come persone che hanno una speranza forte, a cui affidare il proprio desiderio di trascorrere una esistenza non sotto la minaccia della morte.

Perché questa richiesta proprio a Maria? Perché Maria, ce lo ricorda la solennità dell’Assunta, ha partecipato da subito alla vittoria di Gesù, il Figlio di Dio a cui ha dato un corpo di uomo, sulla morte (come ricordiamo nel Prefazio della messa: «Tu (Padre santo) non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che in modo ineffabile ha generato nella carne il tuo Figlio, autore della vita»). Maria ha generato il Figlio di Dio perché ha dato credito a Dio, ascolto alla sua parola, come ha riconosciuto la cugina Elisabetta, appena Maria è entrata nella sua casa: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (cfr Lc 1,39-54). E’ anche a motivo di questo  ascolto credente che Maria gode da subito quello che anche il suo cuore di creatura desidera, una vita sottratta alla morsa implacabile della morte.

Maria è ben felice di assecondare la nostra richiesta. Per questo sollecita anche noi a dare ascolto, come ha fatto lei, al Signore, a lasciare che la su parola sia lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino quotidiano sulla terra, che spesso appare anche a noi come “una valle di lacrime” e lo patiamo come un “esilio”.