Dopo la Pasqua di Gesù (la sua morte e risurrezione, l’ascensione al cielo e il dono dello Spirito Santo) la Chiesa celebra la solennità della SS. Trinità, contempla cioè “il mistero della vita stessa di Dio” (una realtà di per sé inaccessibile agli uomini, al loro desiderio di “vedere”, conoscere Dio).
Nella preghiera della Colletta abbiamo rivolto al “Padre fedele e misericordioso” due richieste: di “sostenere la nostra fede” e di “ispirarci sentimenti di pace e di speranza”.
La fede consente di conoscer il volto di Dio, una conoscenza, quella della fede, che non è prodotta dalla nostra intelligenza (“dalla carne e dal sangue” direbbe Giovanni nel Prologo del sua vangelo), ma guadagnata con l’ascolto della rivelazione di Dio, della sua parola, di quanto Dio stesso dice di sé (cfr prima lettura, Es 34,4b-6.8-9) e di quanto Gesù, il Figlio, l’unico che conosce il volto del Padre, ci ha rivelato (cfr vangelo, Gv 3,16-18).
Nel testo di Esodo 34, proclamato dalla prima lettura Dio “proclama” a Mosè il suo nome di “Signore, Dio, misericordioso, pietoso, lento all’ira, ricco di amore, (ricco) di fedeltà”.
Nel Vangelo Gesù, dialogando con Nicodemo, conferma quanto Dio ha rivelato di sé a Mosè sul Sinai: «Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio unigenito». L’amore che Dio riserva alle persone non prevede l’eventuale condanna per le loro malefatte, i loro peccati, ma la salvezza. Ancora Gesù: «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
La seconda richiesta (“ispiraci sentimenti di pace e di speranza”) è accompagnata da una motivazione: “perché, amandoci come fratelli, rendiamo gloria al tuo santo nome”. La richiesta ci ricorda la testimonianza che siamo chiamati a dare del “nome di Dio”, di quanto Dio ha rivelato di sé a Mosè sul monte Sinai e Gesù del Padre nel colloquio notturno con Nicodemo.
Se il “nome” di Dio, il nome con cui Dio si è fatto conoscere e si presenta agli uomini è la misericordia, l’amore che genera vita, che non spegna con nessun tipo di condanna la vita degli uomini che prendono le distanza da Dio, ma la fa rifiorire, la rigenera, ricostruendo l’alleanza, noi saremo testimoni di Del “Dio misericordioso e ricco di amore e di fedeltà” se ci ameremo come fratelli, se saremo persone di speranza e di pace.
E l’invito che l’apostolo Paolo rivolge, a conclusione della sua seconda lettera, ai cristiani di Corinto: «Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi», invito accompagnato da un augurio che vede coinvolta la Trinità: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi» (2Co 13,11-14, seconda lettura).