Quando affrontiamo il problema delle vocazioni, il riferimento evangelico cui immediatamente pensiamo è la constatazione (amara) di Gesù che segnala la sproporzione tra la messe (molta) e gli operai disponibili (pochi). Da quella constatazione Gesù ricava l’invito a pregare il Padre perché provveda agli operai necessari per la mietitura.
L’amara constatazione di Gesù trova conferma nella situazione ormai consolidata di quella che chiamiamo la crisi delle vocazioni, su tuti i fronti compresi quello missionario, dove l’urgenza di operai per la messe appare ancora più grande. Noi abbiamo accolto l’invito di Gesù a pregare il “padrone della messe”, ma un’errata interpretazione dell’invito potrebbe indurci a pensare che la soluzione del problema delle vocazioni è nelle mani di Dio; per questo lo sollecitiamo a provvedere in fretta e generosamente.
La constatazione poi che alla nostra preghiera non sembra far seguito l’inversione di tendenza del calo delle vocazioni finisce per produrre una specie di rassegnazione a ciò che appare inevitabile e un calo di tensione nell’invitare i giovani a prendere in considerazione l’ipotesi di questo tipo di vocazione.
Il brano evangelico appena proclamato, tratto dal racconto giovanneo dell’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Sicar, ci suggerisce un’altra prospettiva.
È Gesù stesso che ci invita a guadare (“alzate i vostri occhi e guardate”), a constatare che la messe è già pronta (“i campi già biondeggiano per la mietitura”) e che ci dà il mandato di mietere, con l’ importante e consolante precisazione che altri si sono impegnati (“hanno faticato”) a seminare e a favorire la crescita e la maturazione del seme affidato alla terra.
A comprendere il senso delle parole di Gesù ci aiuta la preghiera con cui concludiamo la Messa dove preghiamo per le vocazione agli ordini sacri: «O Dio, che ci hai nutriti di Cristo pane vivo, fa’ maturare, con la forza di questo sacramento, i germi di vocazione che a piene mani tu semini nel campo della Chiesa, perché molti scelgano come ideale di vita di servire te nei loro fratelli».
Alla luce della preghiera comprendiamo che chi ha faticato e sta faticando prima di noi nella semina dei “germi di vocazione” è Dio stesso, impegnato a offrire un contributo determinante e generoso alla soluzione del problema delle vocazioni. Detto in altro modo: Dio Padre si sta dando da fare con tenacia nel campo delle vocazioni, di tutte le vocazioni, comprese quelle alla vita consacrata e al sacerdozio.
La precisazione non è di poco conto, perché chiarisce una volta per tutte che la “crisi delle vocazioni” non nasce dalla scarsa offerta da parte di Dio, ma altrove; soprattutto perché ci mette al riparo da quella resa all’inevitabile che scoraggia ogni iniziativa e priva la stessa preghiera di quella fiducia in Dio Padre che Gesù raccomanda ai discepoli quando rivolgono le loro richieste al Padre del cielo.
La preghiera ci invita a operare, certamente con la preghiera, ma non solo con la preghiera, perché “i germi di vocazione” generosamente seminati (“a piene mani”) da Dio nel cuore delle persone (“nel campo della Chiesa”) arrivino a maturazione, cioè che molti, penso soprattutto ai giovani, scelgano “come ideale di vita”, cioè come investimento promettente e gratificante della propria esistenza, di mettersi al servizio di un Dio, il Padre di Gesù, che desidera far sapere del suo amore a ogni uomo e donna.
Mi auguro che lo sguardo diverso suggerito da Gesù ci dia più serenità, porti tutti, a partire da noi pastori, fino ai genitori, ai catechisti e agli educatori delle nostre comunità, a essere attenti ai semi di vocazione che il Signore semina nel cuore dei ragazzi, dei giovani, per aiutarli ad aver fiducia in questa semina buona e a non ostacolarne la crescita. Mi auguro soprattutto e invito ragazzi e giovani a prestare attenzione con fiducia, senza paura, a quanto il Signore va operando nella vostra vita, a scorgere l’eventuale semina di una chiamata da parte del Signore a servirlo negli altri, come ha fatto Gesù.
Questa sera siamo qui per questo. Mentre affidiamo al Signore i nostri missionari che già operano nel campo dove le messi biondeggiano e anche Sonia e Giuseppe, in partenza con i loro figli, chiediamo al Padrone della messe, che grazie a Lui è abbondante, che il cuore di tante persone a cui lui si rivolge si apra con fiducia al suo invito ad andare a mietere ciò per cui Lui continua a faticare.