Veglia pasquale (15 aprile 2017)

Nell’invito che vi ho rivolto all’inizio della veglia troviamo due affermazioni “forti”, che meritano di essere comprese in tutta la loro portata e nelle ricadute che potrebbero avere per la nostra vita e anche per vita di Nicola, il giovane che ha chiesto alla Chiesa di ricevere il sacramento della Confermazione proprio durante la Veglia pasquale.

La prima: “rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai sacramenti”. Come intendere questo “rivivere” la Pasqua di Gesù, quando tra quello che  è successo quel primo giorno dopo il Sabato e noi si distendono ben due millenni di storia (qualcuno ha parlato di “un largo e maledetto fossato della storia” tra noi e Gesù)? Come è possibile “rivivere” gli incontri tra Gesù risorto e i suoi discepoli, rivivere le emozioni dei discepoli, risentire le parole di Gesù che avevano riempito di gioia le donne, Maria di Magdala, i discepoli e ridato loro speranza, essere presenti in quella locanda sulla strada da Gerusalemme e Emmaus, per riconoscere anche noi che Gesù è veramente risorto?

La parola di Dio che abbiamo ascoltato a lungo in questa veglia e le parole di Gesù nel vangelo, ci consentono di incontrare il Risorto, perché Lui stesso ha promesso di essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo, perché lui stesso ha detto che chi ascolta la sua parola e “mangia” il pane del suo corpo dato per noi “passa dalla morte alla vita”, cioè rivive la Pasqua. Anche se i nostri occhi non scorgono la persona del Risorto e le nostre orecchie non odono la sua parola, in questa notte possiamo dire di rivivere l’incontro con Lui, la sua Pasqua, proprio grazie alla Parola che abbiamo ascoltato e all’Eucaristia che stiamo celebrando.

La seconda affermazione: “Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio”. Le nostre speranze hanno sempre bisogno di una conferma, perché non sono scontate, anzi spesso sono messe in discussione o addirittura indebolite da quello che succede nella vita.

La speranza di vincere la morte, di non soccombere ad essa è tra le tante speranze quella che ha bisogno di maggiori conferme, perché non risparmia nessuno e appare ai nostri occhi invincibile. Gesù, raggiunto dalla morte come tutti gli uomini, non è rimasto prigioniero di essa, ma l’ha sconfitta. Questa sua vittoria sulla morte Gesù non la vuole godere da solo, ma desidera che anche altri la possano godere, siano nelle condizioni di sapere, come lo sapeva lui, che se anche la morte ci raggiunge, non può però tenerci nelle sue mani per sempre.

E Gesù ci ha indicato la strada per abbandonare i luoghi dove la morte cerca di trattenerci con sé, i nostri sepolcri: la fede in lui, che si esprime e si alimenta nel dare credito alla sua parola e fare memoria di quel gesto nel quale Lui si consegna a noi come pane di vita, pane che sconfigge la morte, perché toglie di mezzo il male che l’ha introdotta nella storia degli uomini. Quel male che ci aggredisce dall’esterno, ma che anche si insinua nel nostro cuore, dove trova tante complicità e ci dà suggerimenti, che sono cattivi perché ci chiudono in noi stessi, prigionieri delle nostre paure, dei nostri punti di vista, che ci conduce a scelte che non ci rendono più felici, non irrobustiscono le nostre speranze e per questo finiscono per diventare i sepolcri della nostra speranza.

Ascoltare la sua parola, fare memoria della consegna della sua vita, ci condurranno sulla strada che Lui ha percorso e con la quale ha sconfitto la morte, la strada dell’amore, che si esprimeva nelle relazioni ospitali, nella compassione verso la sofferenza di chi incontrava, nell’andare in aiuto a chi aveva fame di pane, di accoglienza e di perdono.

La strada percorsa da Gesù e che lo ha condotto a sconfiggere la morte, per sé e per noi, che Lui questa notte di Pasqua propone nuovamente a noi e ci mette in condizione di percorrerla, non deluderà la nostra speranza che la morte non abbia il sopravvento sulla vita, ma ci consentirà di rivivere, la sua Pasqua e “confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e vivere con lui in Dio Padre”. E questo non solo per questa notte, ma per ogni giorno della nostra esistenza.