Ci troviamo qui, in questa tarda serata, perché abbiamo accolto l’invito della Chiesa a vegliare e pregare. Il nostro vegliare e la nostra preghiera hanno una precisa ragione: come ci è stato ricordato nell’introduzione alla Veglia: “rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai sacramenti”. In che senso “rivivremo” la Pasqua del Signore?
La rivivremo, non partecipando personalmente ai fatti accaduti oltre due mila anni fa (fatti che non sono più ripetibili), ma mediante la celebrazione dell’Eucaristia, grazie alla quale, «ci viene garantita la possibilità d’incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua» (Papa Francesco, Desiderio desideravi, 11). Il nostro primo incontro con la Pasqua di Gesù è avvenuto nel battesimo, «evento che segna la vita di tutti noi credenti in Cristo» (Id, 12), gesto che consente «l’immergersi nella sua passione, morte, risurrezione e ascensione» (Id, 12), come scrive l’apostolo Paolo nel testo della Lettera ai Romani, proclamato nella celebrazione: «O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione» (6,3-5).
Tra poco confermeremo la nostra disponibilità a proseguire l’incontro con il Signore risorto, avviato dal battesimo, rinnovando le promesse battesimali, che altri, quel giorno, hanno fatto a nome nostro.
In questa Veglia pasquale rinnoveremo l’incontro con il Signore Risorto, non ricevendo un’altra volta il Battesimo, ma ascoltando la Parola di Dio e accogliendo l’invito di Gesù a “mangiare” il suo corpo dato per noi.
I tre testi della Parola di Dio, da poco letti, appartenenti al primo Testamento, raccontano l’azione di Dio, un’azione creatrice di vita sulla “terra informe e deserta”, oscurata dalle tenebre e che dà all’uomo la forma dell’immagine e somiglianza di Dio stesso (il racconto della creazione in Gn 22,1-18); un’azione che restituisce la libertà al popolo d’Israele, costretto a un’umiliante schiavitù (il racconto del passaggio del mare, in Es 14.15-15,1) e che consente a Israele di onorare l’alleanza con Dio (il racconto del cambiamento del cuore: “toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”, in Ez 36,16-17a.18-28).
L’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani (6,3-11) ci ha spiegato che il nostro percorso pasquale che il battesimo ci ha fatto fare è lo stesso percorso pasquale di Gesù Cristo, che ci ha liberato dalla “schiavitù del peccato” per consegnarci a una vita nuova, quella dei risorti in Gesù («Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù»).
Nel racconto di Matteo, proposto dal vangelo (Mt 28,1-10), l’angelo ci ha rivolto lo stesso invito indirizzato alle donne a “non avere paura”, a non cercare Gesù, il crocifisso nei tanti “sepolcri” della nostra vita e della storia degli uomini, a non onorarlo come onoriamo i defunti che ci sono cari, perché Lui è risorto, è il Vivente. E Gesù, il Vivente, “viene incontro” anche a noi e, ancora più persuasivo dell’angelo, ci invita a non avere paura, perché come ci è stato ricordato all’inizio di questa Veglia di preghiera: «Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre». Una vittoria e una vita nuova che possiamo assaporare già durante i giorni della nostra esistenza sulla terra e che un giorno vivremo appieno, quando il Signore Risorto “verrà di nuovo e ci prederà con sé, perché dove è lui siamo anche noi” (cfr Gv 14,3).
Quello che stiamo rivivendo nella celebrazione liturgica giustifica il gesto che abbiamo compiuto all’inizio della Veglia: siamo entrati in chiesa seguendo il cero acceso, simbolo di Cristo risorto acclamato più volte come “luce del mondo”; consente di apprezzare il gioioso e festoso canto che ogni anno nella notte che segue la prima luna di primavera, annuncia la Pasqua di Gesù.