Il testo biblico di Ap 3,1-6 inizia con una denuncia forte che riguarda una comunità, la chiesa di Sardi: “ti si crede vivo (l’immagine che dai di te, la considerazione che altri hanno di te), e sei morto… non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio (la reale situazione” (v. 2).
Giovanni richiama la comunità di Sardi alla realtà, alla situazione in cui si trova realmente.
Ci lasciamo subito interpellare da questa denuncia, come chiesa diocesana, come comunità cristiane, come singole persone, proprio riguardo al nostro operare, alle nostre opere, non tanto come appaiono a noi, nella nostra considerazione, ma “davanti al Signore”, nella sua considerazione.
L’invito pressante alla vigilanza: “Sii vigilante… se non sarai vigilante..” (vv. 2-3). Giovanni indica come essere concretamente vigilante: “Ricorda come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convertiti” (v 3). Nell’invito troviamo anzitutto il riferimento alla parola di Dio, una Parola ricevuta, ascoltata e da custodire. Quella di Dio è una parola anzitutto donata, offerta; una parola che chiede di essere ascoltata, non semplicemente udita e custodita, trattenuta nel cuore (cfr le felicitazioni di Elisabetta nei confronti di Maria: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto», Lc 1,45, confermate dalla duplice segnalazione evangelista Luca «Maria, da parte sua custodiva tutte questa cose, meditandole nel suo cuore», 3,19.51).
Nell’invito di Giovanni anche l’esortazione alla conversione (“convertiti”). L’approdo della Parola offerta, ascoltata e custodita è la conversione, del cuore (il modo di pensare, i criteri di valutazione) e della nostra azione (le opere).
Ci lasciamo interpellare ancora una volta dall’invito di Giovanni: a quale conversione la Parola di Dio chiama in questo momento, la nostra chiesa diocesana, le nostre comunità, noi stessi, a quale conversione del cuore e delle opere?
Preghiera
O Dio Padre, ti vogliamo dire la nostra gratitudine perché tu continui a rivolgere la tua parola a questa santa chiesa di Senigallia, alle nostre comunità e a ciascuno di noi.
Con la tua parola tu prosegui l’azione creatrice di una libertà filiale che ti ascolti e si lasci guidare da te con fiducia.
Fa che non lasciamo cadere a vuoto nessuna delle tue parole, che, come Maria di Nazareth le custodiamo nel cuore e le compiamo con le opere buone della nostra vita.
Rendici capaci di un ascolto che vinca le nostre paure, che smascheri le nostre chiusure, le nostre resistenze e le nostre opere di morte.
Grazie anche Gesù, Parola di Dio che è venuta ad abitare in mezzo a noi e che accompagna il nostro cammino.
Apri la nostra mente all’ascolto e alla comprensione delle tue parole, perché i nostri cuori tornino ad ardere di fiducia, di gioia e di speranza, come il cuore dei discepoli nel giorno di Pasqua e perché torniamo sempre nella città degli uomini per dire, con la nostra vita, che tu offri speranza alla nostra vita.
E grazie anche a te, Spirito Santo che hai accompagnato il cammino del Figlio, la Parola del Padre, nel cuore, nel grembo di Maria e nel libro delle Scritture Sante.
Continua ad accompagnare il cammino di questa Parola nel nostro cuore e nella nostra vita, perché le opere che compiamo ogni giorno rendano visibile la gioia del Vangelo di Gesù e perché anche le donne e gli uomini e del nostro tempio riconoscano con stupore e gratitudine di essere amati come figli dal Padre del cielo. Amen