Tra i tanti paradossi che viviamo oggi uno è particolarmente diffuso: la disponibilità di tanti beni ci consente la possibilità di molteplici scelte. Eppure spesso ci troviamo in difficoltà nelle nostre scelte, perché tutto ci sembra indispensabile, irrinunciabile. A rendere ancora più complicata la scelta c’è la massiccia e insistente sponsorizzazione dei cosiddetti beni “materiali”, come polizza sicura sulla vita.
La situazione in cui veniamo a trovarci è un faticoso, spesso fallimentare, esercizio della libertà: non riusciamo a scegliere perché tutto ci appare necessario e, quando scegliamo, spesso preferiamo quei beni che, in definitiva, non garantiscono un’esistenza serena e appagata.
La parola di Dio di questa domenica si offre come bussola che consente di dare soluzione a questo paradosso.
La prima lettura (1Re 3,5.7-12) ci parla di un invito rivolto dal Signore a Salomone, che sta per diventare re d’Israele, dopo la morte del padre Davide: “Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda”. L’invito non pone alcuna condizione né fissa alcun limite alla richiesta. Salomone risponde all’invito con la richiesta di una sola cosa: un cuore docile, saggio e intelligente, che consenta a lui, ancora troppo giovane per il compito che lo attende, di governare con giustizia un popolo così numeroso. Il senso della richiesta: la sapienza che consente di affrontare i compiti che la vita assegna.
Il Signore apprezza la richiesta di Salomone che esclude beni importanti per una buona qualità della vita (la salute [molti giorni], la ricchezza, la sicurezza [la sconfitta dei nemici]), per concentrarsi su uno solo (un cuore saggio e intelligente), ritenuto il bene più importante e decisivo.
Ci poniamo una domanda: se il Signore rivolgesse a me questa richiesta, cosa chiederei? Cosa chiedo normalmente al Signore? Quello che chiediamo al Signore segnala ciò che ci sta a cuore, ciò che consideriamo decisivo per la nostra esistenza.
Anche le parabole raccontate da Gesù nel vangelo (Mt 13,44-52) ci aiutano a risolvere positivamente il paradosso che ci inquieta.
La scoperta (del contadino) e la ricerca (del mercante di perle preziose) fanno riferimento rispettivamente a un tesoro e a una perla di grande valore. La parabola segnala lo stesso comportamento da parte del contadino e del mercante: la vendita di tutti i propri beni per acquistare il campo che custodisce il tesoro e per entrare in possesso della perla di grande valore. Riguardo al contadino si segnala anche che compie l’operazione “pieno di gioia”.
Il contadino e il mercante rinunciano a molte cose (“tutti gli averi”) per entrare in possesso di una sola cosa (il tesoro, la perla di grande valore), da loro ritenuta indispensabile per garantire la propria esistenza.
Ci lasciamo interrogare anche dal contadino e dal mercante. Siamo persone che, come il mercante, cercano le cose preziose, ciò che conta veramente, oppure ci accontentiamo delle perle contraffatte, di scarso valore?
Possiamo riconoscere di aver trovato, come il contadino, il tesoro per la nostra vita, che ci rende persone serene, “piene di gioia”, nei confronti del quale tutti gli altri beni passano in secondo piano nel nostro apprezzamento e nella nostra ricerca?
Qual è questo tesoro, questa perla preziosa, in grado di renderci persone serene, di attrarre il nostro cuore, di stabilire un rapporto sapiente e libero con i tanti piccoli tesori che attirano la nostra attenzione e le tante perle che ci affascinano? E’ Gesù stesso a sciogliere l’interrogativo: si tratta del “Regno dei cieli”.
L’apostolo Paolo, da parte sua, ci spiega a che cosa fa riferimento il “Regno dei cieli”, nel testo della lettera ai Romani, proposto dalla seconda lettura (Rm 8,28-30), dove ci parla della determinazione di Dio nel realizzare quanto da sempre desidera per noi: fare di noi delle persone amate da Lui come lo è Gesù, suo Figlio. Questo è il senso dei quel “li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo”.
Questo è il tesoro che il Signore ci offre nel campo della vita e che, una volta scoperto, fa di noi delle persone serene, perché, come ci ricorda l’Apostolo, “tutto concorre al bene” per coloro che da Dio “sono stati chiamati secondo il suo disegno” (che prevede noi figli amati come il Figlio). Questa è la perla di grande valore che si fa trovare nella nostra ricerca, quando è seria ed impegnata, come quella del mercante della parabola.
Chiediamo al Signore la sapienza del giovane Salomone e la libertà del cuore del contadino e del mercante di perle preziose, perché, “fra le cose del mondo”, sappiamo apprezzare il valore inestimabile del “tesoro” che Lui ha preparato per noi e perché sappiamo preferirlo, ogni giorno, anche con scelte coraggiose che agli occhi dei tanti appaiono delle rinunce ai tanti averi, che sono a nostra disposizione.
La domanda conclusiva di Gesù (“Avete compreso tutte queste cose?”) rivela quanto a Gesù sta a cuore che apprezziamo le parole che ci ha detto, perché la posta in gioco è alta. Si tratta della nostra vita, quella che conduciamo sulla terra, anticipo di quella che ci sarà riconosciuta alla fine del mondo, come racconta la parabola dei pescatori che, dopo aver tirato alla riva la rete piena di ogni genere di pesci, “raccolgono i pesci buoni nei canestri” e “buttano via quelli cattivi”.